Apprendiamo dagli organi di stampa che il Partito Democratico toscano ha scoperto la lotta alla povertà tramite il reddito di cittadinanza e ne propone una versione 1.0 perché la nostra proposta, depositata da quasi due mesi, presenterebbe un costo “improponibile” per le casse regionali.
Ci fa piacere aver costretto il Partito Democratico a porre in agenda questo approccio di contrasto ad una povertà che oggi affligge circa 155mila famiglie toscane. Fino a ieri parlarne era da populisti ora si tratta per capire quanto destinarvi e come. Chi la dura la vince, verrebbe da dire.
Se il PD vuole siamo disponibili a spiegare ai suoi esponenti regionali dove trovare i soldi, visto che la nostra proposta ha passato il vaglio degli uffici e la verifica del dirigente al Bilancio. Tutte coperture da capitoli liberi, in buona parte rinegoziabili se il Partito Democratico smettesse di boicottarci col suo ufficio di giunta preposto al Fondo Sociale Europeo. Da più di un anno chiediamo un incontro per ottenere un numero e non è bastata persino un’interrogazione in Consiglio regionale per ottenerlo.
Chiariamo da subito che sul 2017 la nostra proposta costerebbe 58 milioni di euro, non i 173 raccontati dal capogruppo PD in conferenza stampa. Per un motivo semplice: tra tempi di discussione ed entrata in vigore la misura non sarebbe operativa prima di giugno. Poi l’importo sale a 114 milioni sul 2018 e 2019, con le opportune coperture.
Anzi cogliamo l’occasione per un appello a tutte le rappresentanze interessate: leggete la nostra proposta, evidenziateci le vostre criticità. Da forza di governo siamo aperti a discuterne, fatto salvo un punto di partenza: il reddito di cittadinanza è una misura economica e un intervento per dare dignità ai Toscani in difficoltà e va approvato.
Comunque se il Movimento 5 Stelle vincerà le prossime politiche non dovrà tirare fuori nemmeno un euro: la misura sarà statale perché primo punto del nostro programma.