Saccardi da un anno annuncia alla stampa un provvedimento che ancora non è arrivato in Consiglio regionale, né in giunta, sul quale tuttavia è necessario porre attenzione: la limitazione dell’accesso ad asili nido e scuole dell’infanzia per i bambini non vaccinati per 13 malattie infettive (difterite, tetano, poliomelite, epatite B, haemophilus B, morbillo, parotite, rosolia, pneumococco, meningococco B e meningococco C). Un provvedimento che cavalca l’onda mediatica di un ipotetico rischio di salute pubblica che al momento, scientificamente, non riguarda i bambini della nostra Regione.
La vaccinazione è una delle più grandi scoperte mediche umane, per impatto sulla salute è paragonata al fornire l’acqua potabile alla popolazione. Per questo è fondamentale garantire sul tema ai cittadini l’informazione scientifica corretta, capace di favorire una giusta consapevolezza delle opportunità di salute legate ai vaccini. Quindi sì alle campagne informative, ben fatte e differenziate per ogni offerta vaccinale, per rafforzare dei risultati di copertura che comunque già in Toscana ci fanno star tranquilli. Siamo dentro le soglie per ottenere il cosiddetto “effetto gregge”.
Gli studi scientifici – ha precisato Quartini – ci dicono infatti che per ogni malattia infettiva è giusto definire una soglia minima per ottenere questa copertura di sicurezza e la Toscana è ampiamente per ogni patologia identificata da Saccardi entro questi limiti. Se ad esempio alcuni studi ci dicono che basta un 80-86% di vaccinati per eradicare la poliomielite, la Toscana è al 94,98%. C’è stato sì un piccolo calo, ma ampiamente gestibile con un intervento serio: campagne informative per i genitori e magari maggiore accortezza sul tema da parte del Sistema Sanitario.
Alcuni genitori saranno pure disinformati dai siti di fake news sull’argomento, ma tanti altri si pongono domande legittime: sono magari allergici e si preoccupano che lo siano i loro figli, hanno capito che per alcuni vaccini è importante la somministrazione nei primi mesi di vita, per altri si dovrebbe suggerirli più in là o in condizioni di rischio oggettivo (per esempio familiari contagiati dal virus B dell’epatite). Lo stesso papilloma virus interessa essenzialmente la pre-adolescenza. A questo proposito del resto c’è un errore metodologico di approccio che uno Stato attento potrebbe correggere tramite una maggiore informazione ai genitori e magari la possibilità di somministrare singoli vaccini in momenti differenti. Ogni cittadino ha la sua storia clinica e se genitore ha il diritto di essere informato a riguardo delle misure di salute pubblica. Oggi invece l’argomento è trattato spesso con sufficienza burocratica dal sistema sanitario.
Saccardi sta cavalcando un’onda mediatica, quella dei maggiori casi di meningite, che tuttavia non è sorretta da evidenze di epidemia in atto, come confermato dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Questo rende la sua proposta, almeno da quanto ne stiamo leggendo sui giornali, populista e arrogante; una rappresentazione di un’idea di Stato paternalista e decisionista che rasenta il totalitarismo. Aspettiamo di leggere il testo ufficiale, che auspichiamo sia emendabile anche in termini di controllo epidemiologico degli eventi avversi. Se la volontà dell’iniziativa è realmente quella di preservare la salute pubblica con il consenso e non con l’obbligo ci troveremo sulla stessa linea. Diversa la questione se ad incidere su questa accelerazione di Saccardi e del PD ci fossero gli interessi di Big Pharma. Ricordiamo infatti che GlaxoSmithKline (GSK) ha promesso un miliardo di investimenti in quattro anni per l’Italia, 600 milioni andranno nel polo toscano dei vaccini di Siena e Rosia, e i vertici della multinazionale britannica hanno dichiarato in un recente articolo del Sole 24 Ore che tale sforzo continuerà se sapremo essere “ospitali”. In quell’ospitale ci riserviamo di leggerci molto sul piano politico.