Abbiamo portato il caso Calamai in Consiglio regionale con due atti: un’interrogazione orale question time e una mozione sulle nomine di esclusiva competenza del Presidente della Giunta regionale.
La selezione per il dirigente della Direzione regionale che gestisce oltre l’80% del bilancio toscano si sta rivelando ormai una farsa.
Addirittura la prescelta Monica Calamai, incoronata prima dei termini da un comunicato stampa ufficiale della giunta, attesta ad una cronista di aver dichiarato al Presidente della Regione la sua disponibilità al ruolo quando Rossi l’aveva contattata a proposito, senza tuttavia aver inviato alcuna candidatura nei termini richiesti dalla selezione pubblica.
A questo punto o la selezione pubblica verrà ritirata nell’imbarazzo generale o il suo esito potrà essere impugnato da ciascun partecipante che arriverà dopo la vincitrice, per evidenti vizi di forma che inguaierebbero il responsabile del procedimento. Così dice la normativa, in particolare l’art. 21octies della legge 241/1990.
In un paese normale il Presidente della Regione si sarebbe scusato con la cittadinanza per questo ennesimo scandalo dell’arroganza e avrebbe fatto un passo indietro. Ci auguriamo lo faccia, magari dopo il Consiglio regionale di martedì durante il quale dovrà spiegarci di persona tutti i termini di questo scandalo toscano. Sempre sperando che non fugga come in altre occasioni, mandando qualche assessore a sostituirlo.
Da questa vicenda però il Consiglio regionale deve maturare la consapevolezza che non è possibile lasciare solo né Rossi né nessun altro Presidente futuro per le nomine di sua esclusiva competenza.
Dobbiamo dare un mandato chiaro: la selezione pubblica ci dev’essere sempre, dev’essere a norma di legge e i cittadini devono poterla monitorare. Cioè devono sapere prima i criteri di scelta, poi avere accesso ai curriculum dei candidati e poter leggere perché chi vince ha presentato la miglior soluzione possibile secondo i criteri indicati.