L’impugnazione operata da Solvay contro la delibera di Giunta 40/2017 è un atto di sfida. A questo punto chiediamo alla Regione di abbandonare la strategia dello struzzo ed esigere il rispetto degli accordi.
Quella delibera ribadisce gli indirizzi contenuti in anni di protocolli d’intesa elusi dall’azienda – prosegue il Cinque Stelle – fondati su una normativa chiara che dice quasi l’ovvio: l’acqua potabile deve prima soddisfare i bisogni dei cittadini, poi quelli agricoli e solo da ultimo finire all’industria, con due limitazioni, le risorse idriche devono essere sufficienti agli scopi precedenti e l’eventuale uso non umano non deve pregiudicarne la qualità.
Da sempre l’uso da parte di Solvay dell’acqua potabile della Val di Cecina non rispetta tali requisiti né gli accordi finora intrapresi, incluso quello del 2001 dove l’azienda si impegnava a non emungere dai suoi pozzi del territorio un quantitativo di acqua di falda equivalente a quello ricevuto dal depuratore. Appurato che Solvay ragiona solo in chiave di profitto, perché adduce come motivo delle sue scelte il risparmio sui costi, la Regione non dovrebbe più accontentarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno quando pensa a questa azienda, perché nel frattempo l’acqua del bicchiere è sempre meno e sempre più inquinata.
La ricerca della legalità in Toscana diventa spesso un optional quando le aziende usano il ricatto occupazionale. Con Solvay questo atteggiamento ha portato i danni sotto gli occhi di tutti, inclusa l’omesso versamento di 4,6 milioni di euro ad ASA per le opere compensative indispensabile a normalizzare la situazione. Appurato che i protocolli d’intesa non servono ai cittadini, perché non sono vincolanti, chiediamo a PD e ‘Diversamente PD’ Rossi di smetterla con questi strumenti di propaganda e passare ai fatti: Solvay, così, è un problema quindi ci dicano se hanno o meno intenzione di avviare un percorso di riconversione industriale dell’area, sostenibile sul piano sociale e ambientale. Noi abbiamo delle idee e raccogliamo il bisogno dei cittadini di superare una situazione da tempo deteriorata, che richiede coraggio e volontà per essere risolta a livello istituzionale.