L’aggiornamento della legge toscana sul gioco d’azzardo porta con sé una novità importante, frutto di una nostra risoluzione approvata all’unanimità. La Toscana si farà promotrice a livello nazionale della sostituzione in legge della dizione “gioco d’azzardo patologico” con “disturbo da gioco d’azzardo”. Chi gioca si espone comunque a rischio, come da tempo sostiene la comunità scientifica. Per questo l’intera comunità, e le sue istituzioni in primis, devono prevenire quel comportamento.
La Regione aveva già una buona legge sul gioco d’azzardo, ora l’abbiamo migliorata, ma fa solo riduzione del danno. Il fatto che si sia posta l’obiettivo di migliorare la prospettiva in cui si legge il fenomeno non è da poco.
Chi come me ha lavorato nel campo delle dipendenze sa che esiste un continuum tra essere sani e malati in questo ambito e nessuno può considerarsi al sicuro esponendosi al rischio.
Per questo dobbiamo alzare l’asticella della prevenzione: nel nostro paese il volume delle giocate è di 97 miliardi l’anno. Di questi 10 ne intasca lo Stato e altrettanti i concessionari. La differenza è che lo Stato spende poi 12 miliardi per curare le conseguenze del disturbo da gioco d’azzardo. Il vero problema quindi è l’ipocrisia con cui finora i governi hanno trattato l’azzardo: sul divieto di pubblicità non hanno fatto nulla e su questo hanno pesato anche i conflitti di interesse dei politici. Alcuni anche del PD toscano.
Un’azione seria nazionale sull’azzardo, come quella che abbiamo noi nel programma elettorale, sarebbe un aiuto alle famiglie divorate dal fenomeno, un colpo alle mafie che nel settore riciclano denaro sporco, un togliere fiato agli usurai. Vietiamo le pubblicità dell’azzardo, eliminiamo le concessioni e togliamo alla lobby la possibilità di finanziare politi e partiti di destra e sinistra.