Col consueto senso della misura Enrico Rossi giocò parte della campagna elettorale 2015 promettendo l’eradicazione dell’epatite C in Toscana. Un obiettivo importante e condivisibile, ma complesso da raggiungere secondo il percorso dato, come segnalammo appena eletti.
Rossi però andò dritto: tradusse il tutto in una delibera, poi reagì al fallimento del suo piano dichiarando due esposti a Procura di Firenze e AGCM dei quali non ha mai comunicato l’esito, e fece sparire il tema dall’agenda pur evitando di revocarla.
A distanza di due anni e mezzo il tempo, purtroppo, ci ha dato ragione e un dato lo rivela su tutti: al 31 agosto 2017 la ASL Toscana Centro aveva trattato solo il 44% dei casi più gravi, quindi 1663 pazienti su 3822 programmati, altro che cure gratis per tutti i 26.224 pazienti regionali afflitti dall’HCV.
Ma l’inversione a U della giunta non si è limitata a mantenere la situazione pre-annuncio elettorale di Rossi, è andata oltre in un modo del quale chiediamo risposta pubblica.
L’11 ottobre scorso infatti i rappresentanti delle sei aziende toscane (le tre macro Asl e le tre universitarie) sono stati riuniti in un vertice regionale dal quale è partito il richiamo all’«appropriatezza» delle cure anti epatite C.
Tradotto: ai medici è stato ordinato di limitare le prescrizioni di farmaci perché i conti non tornavano.
Poi, sei giorni dopo, dalla Regione è partita una mail indirizzata ai 22 reparti coinvolti nelle cure dove si che fino al 31 dicembre per il capitolo di spesa legato alle terapie HCV era disponibile solo un milione e mezzo di euro con cui (a un costo di 7.500 euro a terapia) dovevano essere curati solo 177 pazienti. L’indicazione dettagliava anche i numeri limite, reparto per reparto, divisi in tre scaglioni, con appena 25 casi «incidenti», ovvero 25 terapie da assegnare senza programmazione a casi di urgenza assoluta.
A questo punto vogliamo sapere perché il trattamento dei pazienti affetti da HCV sia stato “limitato” in maniera drastica, nonostante la disponibilità di farmaci più moderni ed avanzati di quelli identificati nel 2015. E perché il programma stabilito nel 2015, che prevedeva l’eradicazione dell’epatite C, non sia stato completato né attuato in maniera coerente alle proprie premesse e cosa abbia in mente la giunta per raggiungere quell’obiettivo per il quale i cittadini toscani hanno rieletto Enrico Rossi alla presidenza della Regione.
Sappiamo benissimo che i cittadini affetti da epatite C, e i loro familiari, attendono che le promesse della politica si traducano concretamente sin dal 2012, quando il Decreto Balduzzi indicava l’indirizzo di garantire a tutti i farmaci innovativi per questa patologia. Proprio per questo insistiamo nel richiamare chi governa la Regione a chiudere l’era degli annunci senza seguito e iniziare a pensare che ogni promessa elettorale è debito.