L’ultimo studio dell’Università di Firenze sul fenomeno erosione in Toscana ci dice che in vent’anni abbiamo perso 21 mila metri quadrati di arenile. Ci sono zone, come davanti al Porto di Carrara, che accumulano sabbia e altre aree, come le spiagge di Marina di Massa, che la perdono in modo costante. Servono soluzioni innovative e solidarietà per risolvere questo problema, due pilasti che finora la Regione Toscana ha tenuto da parte preferendo iniziative discutibili come le spiagge di ghiaia a Marina di Pisa, dove ad ogni libecciata il materiale viene sollevato per aria e scagliato verso la passeggiate e le case lungomare, come una vera e propria sassaiola. Un’ulteriore prova dell’incapacità di chi governa la Regione di fare studi di fattibilità seri prima di spendere denaro pubblico.
Da tempo sollecitiamo la giunta con atti di indirizzo e interrogazioni sul tema erosione, ricordando che il problema non è solo apuo-versiliese ma include il tratto fra la foce del Serchio e Bocca d’Arno, quello tra la foce del Fosso del Cecinella e la foce dell’Ombrone, la spiaggia di Punta Ala, il golfo di Baratti e il litorale di Castiglione della Pescaia.
Nell’ottobre scorso portammo al voto una proposta per superare l’assurdità che vede oggi la Regione spendere il 56% dei fondi per l’erosione in progettazione, con tempi lunghi, e solo il 44% negli interventi reali. Ma ci fu bocciato.
La nostra idea sull’erosione passa da due linee guida: la prima è la solidarietà tra chi ha naturale avanzamento dell’arenile e chi invece soffre, sempre per via naturale, la sua riduzione. Il “Documento Operativo per il recupero e riequilibrio della fascia costiera 2016-2017-2018” cita esplicitamente chi ha fin troppa spiaggia e chi invece ne avrebbe bisogno. Finora, per un problema di governo e di capacità di stimolare la solidarietà intercomunale, i fortunati sono rimasti tali e gli sfortunati sono stati invitati, anche di recente in campagna elettorale, a far da sé. Bisogna cambiare direzione.
La seconda linea guida è l’innovazione.
Già oggi esistono imprese che nel mondo fanno interventi di estremo interesse in materia di contrasto all’erosione. Ne cito una che ha operato a Venezia: Reef Ball Foundation Inc, che ha anche una sezione italiana. Questa realtà imprenditoriale ha realizzato nel mondo delle barriere frangiflutto sommerse per antierosione e ricostruzione costiera, capaci persino di garantire ripopolamento ittico, protezione dalla pesca illegale e ancoraggio oltre che percorsi per diving. Stiamo studiando il loro materiale e presto li inviteremo a relazionare sulla loro proposta in Consiglio Regionale.
Speriamo in quella sede di riscontrare un ascolto sensibile da parte di chi finora ha fatto orecchie da mercante su questo tema, per poi ricordarselo sempre e solo in corrispondenza delle campagne elettorali, magari sperando di raccontarla a chi, come le imprese balneari, vedono dipendere il loro destino da quanta sabbia hanno nello spazio d’arenile loro concesso.