L’Osservatorio sui beni confiscati alla criminalità organizzata in Toscana (OBCT) è realizzato dal Centro di documentazione “Cultura della Legalità Democratica” (CCLD) della Regione e dovrebbe pubblicizzare tutta la documentazioni disponibile sui beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nella regione, con il proposito di facilitare le attività di studio, prevenzione e il riutilizzo sociale dei beni.

Un lavoro importante soprattutto in questo momento storico dove recenti studi censiscono, perché tratte a giudizio, ben 35 organizzazioni di stampo mafioso con sede operativa in Toscana delle quali qualcuno ricorda solo le più note: Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, mafia russa e mafia cinese.

Come ho avuto modo di dire anche in aula, sorretto nell’analisi da figure dello spessore di Renato Scalia e Maurizio Pascucci, la criminalità organizzata sta colonizzando questa regione. Ce lo dicono i numeri e ve ne cito giusto uno: 242 beni confiscati a mafia e criminalità in Toscana nel 2015 su 17 mila in tutta Italia (1,4%! E non siamo “terra di mafia”).

In questo contesto la normativa normativa vigente ci aiuta in ottica di prevenzione proprio quando prevede in via primaria la destinazione a fini pubblici socio-istituzionali dei beni (mobili, immobili ed aziende) sottratti alla criminalità organizzata e definitivamente confiscati.

Questo riutilizzo dei beni confiscati ha un forte valore simbolico e rappresenta una concreta opportunità di creare lavoro e sviluppo per molte realtà del privato sociale.

Tutti questi beni confiscati sono gestiti dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC) che li destina poi alle prefetture territoriali di riferimento e da lì arrivano agli Enti locali per al destinazione finale (socio-istituzionale).

La Regione in questo percorso non ha competenze specifiche date dalla legge, ma può far leva sul suo peso istituzionale per vigilare su queste destinazioni e stimolare la corretta applicazione della norma.

Per questo ho presentato un atto di indirizzo che impegna la giunta ad attivarsi affinché un particolare bene confiscato – la villa di Forte dei Marmi sequestrata nel 1996 a Gioacchino Matragna – sia tolta dall’attuale stato di abbandono e destinata finalmente ai fini sociali indicati dalla legge.

Matragna è un esponente di Cosa Nostra a Milano, condannato anche per omicidio. Nel 1998 la Villa fu assegnata al Comune di Forte dei Marmi per farne la sede di un’associazione sportiva locale. Ma non se ne fece di nulla. La destinazione fu così cambiata il 30 settembre 2003 su richiesta dello stesso Comune per ottenere degli alloggi popolari. E anche lì tutto si impantanò. Poi a fine 2015 qualcuno tornò a parlare di un piano per il recupero dell’immobile, tanto che Erp si era fatto avanti impegnandosi con 400.000 euro purché l’immobile venisse completato e finalmente destinato. Ma a distanza di tre anni la villa è in stato di abbandono e attende ancora di essere utilizzata per fini sociali dagli enti pubblici a cui è stata assegnata;

L’antimafia dei fatti passa anche dall’impegno della Regione in attività politiche come queste.

Mentre altri parlano di accordi e poltrone, noi portiamo anche questo dibattito in Consiglio regionale.

***AGGIORNAMENTO***

Il Consiglio regionale ha approvato la nostra mozione nella seduta dell’11 aprile 2018. Una buona notizia!

1 COMMENTO

  1. […] “Ci sono ben 35 organizzazioni di stampo mafioso con sede operativa in Toscana delle quali qualcuno ricorda solo le più note: Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, mafia russa e mafia cinese. La criminalità organizzata sta colonizzando questa regione e ce lo dicono i numeri” così Gabriele Bianchi, consigliere regionale M5S, nel post http://www.movimento5stelletoscana.it/destiniamo-a-fini-sociali-la-villa-confiscata-a-matragna/ […]

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