Di recente ARPAT ha pubblicato uno specifico dossier che ci ha preoccupato. La pubblicazione descrive la presenza di contaminazioni nelle acque sotterranee, superficiali e di quelle destinate alla potabilizzazione nella provincia di Pistoia.
I dati sono relativi al 2016 e il quadro è allarmante a nostro parere.
Citiamo alcuni passaggi, li trovate tutti qui
“Per quanto riguarda le acque superficiali il superamento dello Standard di Qualità Ambientale per i Pesticidi Totali nel 2016 si è avuto in 6 stazioni su 14; il superamento dello Standard di Qualità Ambientale per singolo principio attivo come media annuale si è avuto in 10 stazioni, dei quali cinque casi sono stati determinati soltanto da Glifosate e/o AMPA“.
“Le aree maggiormente interessate da inquinamento da fitofarmaci sono risultate quelle dei corsi d’acqua della pianura pistoiese a sud-est della città”.
“I valori della media annua dei Pesticidi Totali in questi corsi d’acqua sono risultati molto alti, oltre trenta volte il limite per il Fosso Quadrelli, 20 volte per la Brana”.
“Per quanto riguarda le acque destinate alla potabilizzazione si sono riscontrati alcuni superamenti nelle stazioni poste sul torrente Vincio di Montagnana e sul lago Falchereto (Quarrata)”.
Pochi forse sanno che entro il 2021 la piana pistoiese deve raggiungere l’obiettivo di Buono Stato ecologico per la classificazione dei corpi idrici superficiali. Ci sembra chiaro che con questi dati 2016 rilevati da ARPAT, anche confrontandoli col passato, è chiaro che l’obiettivo è complicato da raggiungere perché l’inquinamento delle acque sotterranee della piana pistoiese è pressoché costante.
Per cambiare rotta bisognerebbe secondo noi limitare al minimo l’uso dei diserbanti e promuovere pratiche agronomiche che riducono il ruscellamento delle acque contaminate nel reticolo idraulico. Un risultato ottenibile sia con incentivi sia modificando la normativa di settore.
Ma soprattutto dobbiamo avere chiaro che l’inquinamento delle acque sotterranee non è problema solo pistoiese.
Per questo abbiamo chiesto alla giunta regionale se non ritenga urgente che ARPAT svolga uno specifico studio su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione alle aree agricole, finalizzato a verificare la presenza di fitofarmaci nelle acque sotterranee, superficiali e di quelle destinate alla potabilizzazione.
Con questi risultati in mano, alcuni dei quali già noti per aree come appunto la piana pistoiese, abbiamo chiesto sempre alla giunta quali iniziative voglia mettere in piedi per limitare le contaminazioni da fitofarmaci nelle acque sotterranee toscane e se sul caso pistoiese voglia proporre misure per limitare l’inquinamento da diserbanti, inclusa la promozione di pratiche agronomiche che limitano il ruscellamento delle acque contaminate nel reticolo idraulico.
Il nostro obiettivo è chiaro: arrivare ad un tavolo di lavoro con il distretto fliorovivaistico per superare lo stato attuale, sostenendo la ricerca, il riutilizzo acque piovane e la sostituzione di fitofarmaci inquinanti con quelli non inquinanti per tutelare e incrementare l’occupazione.