Avevo appreso dalla stampa di un recente caso di malasanità avvenuto all’Ospedale delle Apuane di Massa: per ben cinque volte il pronto soccorso una signora di 78 anni, Giuseppina, malata di tumore, avrebbe avuto come diagnosi “solamente” una bronchite e una sincope. L’esatta diagnosi è arrivata solo all’Ospedale Versilia e purtroppo quella malattia era talmente avanzata da portare di lì a breve questa povera signora alla morte.
Ho presentato un’interrogazione il 3 maggio raccogliendo la richiesta di verità della figlia della signora Giuseppina. Volevo sapere dalla giunta se erano stati avviati i necessari accertamenti al fine di chiarire se vi siano state – e di chi siano – eventuali responsabilità nel ritardo diagnostico e se questo abbia potuto contribuire all’esito particolarmente infausto della prognosi.
Inoltre avevo chiesto se la giunta regionale intendeva prendere provvedimenti al fine di migliorare il servizio di pronto soccorso dell’Ospedale delle Apuane di Massa.
Ci è arrivata la risposta e la ritengo offensiva prima di tutto nei confronti dei familiari di questa persona che hanno voluto raccontare quanto a loro successo. Ed è una risposta esclusivamente parziale rispetto a quello che è successo nel caso specifico, omissiva rispetto alle domande precise che avevo fatto e non valuta nel suo insieme quanto è avvenuto.
La nota della Direttrice Generale Maria Teresa De Lauretis, girataci dall’assessora Saccardi, omette di citare tre delle cinque visite raccontate dalla famiglia della signora Giuseppina e tutta la parte relativa all’Ospedale Versilia dove il suo tumore è stato diagnosticato.
E come spesso accade nella sanità toscana non si cita alcuna attribuzione di responsabilità per il ritardo diagnostico, anzi De Lauretis scrive
“non sono risultate criticità nel percorso che si è svolto al pronto soccorso, ma i sanitari sono consapevoli della necessità di rendere sempre più adeguato il collegamento ospedale-territorio per la gestione di casi complessi come quello in questione”.
La signora Giuseppina, stando all’articolo di giornale, doveva fare una TAC a Carrara l’11 gennaio, fissata alla luce dell’ultima visita al Pronto Soccorso il 7 gennaio su richiesta del medico di famiglia. Ma la signora è arrivata all’Ospedale Versilia il 10 gennaio e, con il senno di poi, appare del tutto evidente il grave ritardo diagnostico.
Spiace riconoscere che queste risposte diano quindi sempre come soluzione il protocollo ASL: i pazienti non sono al centro, perché al centro c’è il protocollo. L’attenzione specifica particolare e umana verso pazienti dovrebbe venire prima all’applicazione dei protocolli.
Il protocollo, dice di fatto la giunta, è stato rispettato. Ma Giuseppina è stata clinicamente trascurata dal sistema sanitario. Sarà il caso di cambiare approccio?