Il 9 giugno scorso ho letto su ilfattoquotidiano.it di un comunicato/denuncia sul quale ci siamo soffermati con Andrea Quartini.
Il comunicato riportava che “la frazione boscosa della Consuma, a 1050 metri sul livello del mare nel Comune di Pelago, a metà strada tra Firenze e Arezzo, si ritrova infatti al centro di una disputa che ha per involontario protagonista nientemeno che San Francesco d’Assisi. E con Consuma quattro Comuni (Pontassieve, Rufina, Pelago e Poppi) sono pronti a opporsi alla Regione Toscana che vorrebbe far passare la “via di San Francesco” da un altro itinerario”.
Da 20 anni operatori economici e associazioni di volontariato di questa zona mantengono attività e servizi lungo il tracciato della Via di San Francesco che da Firenze risale l’Arno fino a Pontassieve, prosegue verso la Consuma, scende nel Casentino e poi si eleva fino al Santuario della Verna dove, nel 1213 (80 anni prima che la chiesa vi fosse edificata) San Francesco si ritirò “con alcuni suoi confratelli, i quali vivevano sempre come lui in alcune grotte naturali scavate negli scogli” come indica, per esempio, la Nuova guida del viaggiatore in Italia del 1876.
Con una meraviglia del genere, una “via di San Francesco” capace di attrarre turisti e pellegrini che ti fa la Regione Toscana? Un progetto che può contare anche su una dotazione di circa 20 milioni di euro per i più generici “Cammini religiosi” che spinge i pellegrini ad andare da un’altra parte!
Niente Via di San Francesco originale ma altro itinerario che da Firenze si dirige verso Rignano sull’Arno e da qui sale verso Vallombrosa, sede dell’abbazia fondata nell’XI secolo dalla comunità dei monaci benedettini di San Giovanni Gualberto.
Chiaro che davanti a questa decisione della Regione Toscana la comunità della Consuma si sia preoccupata e riunita in comitato per rivendicare la verità storica. Infatti ha dichiarato alla stampa la sua difesa della vera “La via di San Francesco” riconoscendo ovviamente anche altri itinerari storici come la via Ghibellina che, guarda caso, tocca proprio Rignano sull’Arno e Vallombrosa, che però con San Francesco non ha niente a che vedere. Per giunta questa scelta dalla Regione oltre a essere una via più lunga pare sia anche più pericolosa, o almeno così dicono le autorità forestali.
Da mesi la comunità della Consuma afferma che consuetudine, convenienza e documenti storici concordano sulla necessità di riconoscere che La via di San Francesco è quella che transita per la piccola frazione boscosa e che, di fronte a progetti innovativi, ai pellegrini deve essere detta comunque la verità.
In archivi e biblioteche le “tracce” francescane di quel percorso abbondano. Ma evidentemente non bastano visto che la Regione ha dichiarato che “ad affermare che quella della Consuma è una Via di San Francesco sono dei privati. Non c’è alcuna certificazione pubblica, che è invece ciò di cui abbiamo bisogno”.
Dato che la storia non dovrebbe essere modificata per finalità politiche io e Andrea Quartini abbiamo presentato un’interrogazione alla giunta regionale dove chiediamo se intenda confermare lo storico tracciato della Via di San Francesco da Firenze risale l’Arno fino a Pontassieve, prosegue verso la Consuma, scende nel Casentino e poi si eleva fino al Santuario della Verna. E su quali fonti storiche si baserebbe l’ipotesi di un tracciato della Via di San Francesco che escluda la Consuma.