“Ho incoraggiato in tempi non sospetti la sperimentazione toscana (AOUPI capofila) per l’uso terapeutico del plasma iperimmune di convalescente di COVID-19. Prima sollecitando l’accelerazione dell’iter della sperimentazione e poi scrivendo e interrogando la giunta regionale.
Ben venga una sperimentazione rigorosa su questa opportunità terapeutica.
Tuttavia la diffusione di notizie scorrette e, purtroppo, cavalcate in modo ideologico, da alcuni, e in modo demagogico da qualche politico suggerisce una riflessione approfondita su questo tema delicato.
Il primo elemento da sottolineare è semplicemente logico: nessuno sta nascondendo l’esistenza della plasmaterapia. Mi pare evidente che in questi giorni se ne parla diffusamente, e che nelle scorse settimane ne ha parlato la televisione in modo diffuso, a partire da “Petrolio”, il cui video, peraltro, è stato rilanciato dal sottoscritto. Inoltre, secondo coloro che ipotizzano che venga tenuta nascosta una notizia così rilevante, il complotto dovrebbe così esteso e ben organizzato da mettere d’accordo almeno 200mila sanitari che lavorano, rischiano e muoiono di COVID-19 come tutti i cittadini (gli operatori sanitari hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo) e che, conoscendo la cura miracolosa, da ottimi “masochisti” non la utilizzano nemmeno per se stessi.
L’ipotesi della plasmaterapia è un’opzione terapeutica antica in caso di epidemia e di contagio, anche non necessariamente epidemico (vedi per esempio siero antitetanico). Veniva già usata con successo durante l’epidemia di “spagnola” nel 1920. È stata utilizzata, più di recente, per trattare le infezioni da SARS-CoV1, da MERS (malattie da #coronavirus) e da virus Ebola, con risultati incoraggianti. Diversi protocolli sono già attivi, anche in Italia, anche per le infezioni da SARS-CoV2, cioè il COVID-19. Sono iniziati fin dall’inizio nella stessa Cina, tuttavia gli effetti possono essere valutati solo adesso, in quanto i guariti adolescenti donatori di plasma prima della malattia non esistevano e c’è voluto qualche settimana per osservarli.
Lo stesso studio di Pavia e Mantova è attualmente in corso. Dovrebbe concludersi il 31 maggio, e poi ci potremmo confrontare sui risultati, in modo trasparente e scientifico.La selezione dei donatori non è semplicissima: devono essere volontari, devono essere sani, nel senso di analisi del sangue nella norma, non avere certe malattie, non fare uso di determinate sostanze/farmaci; infine la frequenza della donazione deve avvenire al massimo una volta al mese; ci possono essere problemi di titolo anticorpale troppo basso perché la terapia possa funzionare; gli anticorpi devono essere neutralizzanti, cioè molto specifici. Il sangue è materiale biologico ipercontrollato, come gli organi espiantati, per cui è sostanzialmente innocuo, con rischi da trasfusione rarissimi, ma comunque presenti e, cautelativamente, da attenzionare. Perciò l’approvvigionamento di plasma è una questione complessa sia quantitativamente che qualitativamente.
Per questa ragione occorre seguire i protocolli sperimentali, che sono attivi, in modo rigoroso come merita qualunque trattamento e, come per qualunque farmaco arrivare alla fine della sperimentazione per comprenderne efficacia, efficienza ed eventuale produzione industriale se utile, visto che per ragioni di selezione che di numeri i donatori non sono infiniti.Chiariamo anche che la plasmaterapia serve per curare i malati, non serve per evitare di ammalarsi. L’unico presidio profilattico resta il vaccino.
Detto ciò vale certamente la pena di studiare e di sperimentare la terapia con plasma di convalescente e come per certi farmaci prevederne, in attesa dei risultati, l’uso “compassionevole”. Le basi da cui si parte sono senza alcun dubbio promettenti, ma è doveroso fare valutazioni rigorose del rapporto rischio-beneficio, non facilissimo essendo il COVID-19 una malattia nuova su cui sperimentazioni e farmaci utilizzati sono moltissimi e ciascuno promette risultati.Una regola generale resta quella di diffidare sempre di chi promette risultati sensazionali.
Concludo dicendo che gli operatori sanitari a tutti i livelli sono tutt’altro che “masochisti” si stanno impegnando al massimo per produrre cure: lo dimostrano i tanti farmaci che vengono utilizzati, anche nelle sperimentazioni, compresa la terapia con plasma iperimmune e potrà essere preparato anche un vaccino contro il #coronavirus.
Nel frattempo facciamo tutti la nostra parte: distanziamento interpersonale, mascherine, lavarsi le mani.”
PS: con la Giunta regionale toscana “ho un conto in sospeso” in quanto attendo la risposta alla mia interrogazione sui ritardi nella partenza della sperimentazione del plasma iperimmune di convalescente, che non deve essere considerato trattamento di serie B rispetto ad altri presidi terapeutici, ma questa è una cosa su cui vi terrò aggiornati.