“Alla Comunicazione di oggi sulla maxi inchiesta Keu e sul coinvolgimento delle istituzioni nei fatti descritti dalla magistratura si è risposto con informazioni tecniche, certamente utili, ma non quelle richieste” commenta Irene Galletti, Capogruppo del Movimento 5 stelle in Consiglio regionale della Toscana.
“Quello di cui chiedevamo conto – sottolinea la pentastellata – sono le responsabilità politiche che emergono dalle indagini: se le ricostruzioni descritte dalla fonti stampa nelle intercettazioni fossero tutte verificate, sarebbe la prova che ci troviamo di fronte ad un sistema inaccettabile di fare politica, in netto contrasto con l’interesse pubblico e al di là di quelle che possono essere le responsabilità individuali, che devono essere lasciate agli inquirenti.”
“Le domande fatte, e a cui non si è risposto, servivano a garantire a tutti i cittadini toscani un percorso di trasparenza, che potesse far luce su quali dinamiche interne hanno favorito questo intreccio di eventi che coinvolgono le istituzioni più alte della Toscana e hanno finito per favorire la ‘ndrangheta calabrese.”
“Non si è detta una parola sul coinvolgimento e sulle presunte pressioni fatte ai funzionari degli uffici coinvolti e ai tecnici di Arpat incaricati dei controlli – ricorda Galletti -, mentre abbiamo assistito al teatrino delle auto assoluzioni, dei silenzi e infine all’annuncio della costituzione come parte civile della Regione Toscana. Abbiamo addirittura sentito Eugenio Giani equiparare il suo ruolo super partes di Presidente del Consiglio Regionale a quello di un notaio, mentre il suo ruolo include anche doveri di garanzia nei confronti di tutte le forze politiche e il compito di favorire la linearità e la trasparenza dei lavori d’Aula.”
“Ma i fatti descritti dagli inquirenti nelle intercettazioni – evidenzia la Capogruppo M5S – sottintendono ben altro: l’attuazione di una “strategia” per portare all’approvazione un atto, lascia intendere una consapevolezza di agire secondo un gioco di squadra, tutto interno al PD, che non rientra né tra le prerogative di un notaio, tanto meno tra quelle del Presidente del Consiglio regionale che dovrebbe essere garante di tutte le forze politiche elette in Toscana.”
E conclude: “Naturalmente saranno i magistrati ad accertare i fatti e le responsabilità, ma ci tengo a chiarire bene una cosa: se c’è stato qualche coinvolgimento importante, che pregiudica la correttezza e l’autorevolezza di uno qualsiasi dei membri chiave delle istituzioni più alte della Toscana, la parola dovrà necessariamente tornare ai cittadini attraverso il voto, e senza scuse.”