Canapa Industriale

“[…] fanno in queste valli pure molto bene le canape ed i lini, de’ quali si formano buonissime tele fitte, sode e di lunga durata.”  (da Anonimo Apatista, Descrizione della Contea di Pitigliano, I, in A. Biondi (a cura di), 2004, pp.62-63).

Così si descrive una delle più redditizie attività di Pitigliano nella metà del ‘700 eppure c’è chi ancor oggi contrasta con tutte le forze la coltivazione della canapa ad uso industriale, sebbene sia stato un baluardo nelle economie mondiali sin da quando, 10.000 anni fa, furono fatte le prime coltivazioni in Asia.

Sgomberiamo il campo dall’uso creativo che ne viene fatto, qui parliamo di una pianta dalla quale si ricavano grandi prodotti farmacologici, tessili, industriali ed alimentari. Il consumo di suolo è grandemente minore ad altre coltivazioni e la sua sostenibilità è prodigiosa.

Purtroppo, come spesso accade ad annebbiare le menti di chi amministra la cosa pubblica non è la cannabis, bensì gli steccati ideologici. Ma questi, se messi di fronte all’incontestabile verità pratica e scientifica, nonché quella della tradizione millenaria, possono essere abbattuti anche nelle menti più recalcitranti.

È quanto accaduto in riguardo all’Emendamento 13.06 al DDL Sicurezza, ché, a detta del presidente Cusani di CSI (Canapa Sativa Italiana), di CIA e COLDIRETTI influisce negativamente sulle Organizzazioni Comuni dei Mercati (OCM), contrastando la normativa comunitaria e limita le potenzialità di sviluppo della filiera italiana.

Lo stesso Ministro Lollobrigida, informato dei fatti, si è detto comprensivo del fatto che questo emendamento può avere delle ricadute negative sulla canapa industriale e che non è loro intenzione mettere a rischio tutti questi posti di lavoro.

3.000 aziende, un potenziale enorme di sviluppo ed occupazionale che possono scaturire da una politica che guardi agli interessi dei cittadini e non all’ombelico di persone con pregiudizi anacronistici e dannosi sulla coltivazione di una pianta così straordinaria.

La richiesta, semplice, è quindi quella di ritirare l’emendamento e di discuterne con le parti sociali. Lo chiedono le nostre aziende, lo chiediamo con forza noi del M5S in tutte le sedi, lo richiede il buonsenso.

Andrea Quartini, Lorenzo Olivotto