“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente… perdete ogni speranza o voi che entrate!”
Si parla della porta dell’inferno, si parla del Forteto, perché il Forteto era l’inferno; quella comunità era una setta; quella struttura una sorta di lager: un luogo di maltrattamenti, di abusi sessuali e di mistificazioni e manipolazioni, di raggiri, ispirato alla teoria che solo i rapporti omosessuali sarebbero puri, e gli abusi subiti in famiglia andrebbero ripetuti per “superarli”.
Chi entrava in quel girone infernale, oltre alle violenze narrate, veniva derubato di tutto: sfruttato sul lavoro (bambini che venivano svegliati la mattina per farli lavorare nelle stalle), scoraggiato a proseguire nei percorsi scolastici (bassissima percentuale di diplomati e alta percentuale di abbandoni scolastici), ma soprattutto veniva rapinato della cosa più preziosa, la propria anima, la propria personalità! E questo furto si è prolungato per circa 40 anni.
Purtroppo non si è trattato di una storia di straordinaria depravazione, che ogni tanto riempie le cronache dei giornali; non è una storia di narrazioni di soggetti deboli e fragili, di minori, che, raggirati, subiscono nel modo più schifoso le vili azioni degli orchi di turno.
Nel caso di una storia di cronaca, fatto il processo, condannati i colpevoli, la società cerca di recuperare un suo equilibrio e, con fatica, si riparte.
Nel nostro caso, nel caso del Forteto, la narrazione ci dice che fatto il processo, condannato l’orco in via definitiva, nel 1985, tutto prosegue senza soluzione di continuo.
Avviene l’incredibile (ce lo riafferma scandalizzato lo stesso Bruno Vespa in commissione). La comunità-setta viene chiusa? Considerando la sostanziale certezza di recidiva per azioni di questo genere i responsabili vengono esautorati da qualsiasi ruolo educativo sui minori per il resto della vita? Niente affatto. Non avviene niente di tutto questo.
Il Forteto continua nel suo percorso cooperativo, comunitario, associativo come se nulla fosse successo e, cosa gravissima, continua a ricevere minori in affido, non solo, riceve anche crediti ed è presentato come un’eccellenza della Toscana. Rodolfo Fiesoli mantiene eccellenti rapporti con gran parte della “classe dirigente” della Toscana, con i membri del Tribunale dei Minori, con gli operatori ASL (protetti da rare accuse circostanziate di altri operatori da parte delle dirigenze aziendali) e del servizio sociale, con i sindacati e con la lega delle cooperative.
Nel 2000 (15 anni dopo) arriva una nuova condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che parla di due fratellini sottratti alla madre naturale con una serie di certificazioni di medici e assistenti sociali, disconfermate dai giudici della Corte che evidenzia contraddizioni tra audiovisivi e loro interpretazione. Di nuovo: i minori vengono allontanati? Gli stessi criminali della condanna del 1985 vengono allontanati dalla loro funzione sui minori della comunità-lager? Niente! Nulla cambia! La Cooperativa continua a ricevere minori in affido, e finanziamenti dalla regione Toscana! Tutti gli attori istituzionali continuano a dar credito alla struttura.
Come commissione ci è doverosamente toccato cercare di comprendere al di là dei carnefici e delle vittime, quale fosse il ruolo degli spettatori. Abbiamo dovuto constatare, nostro malgrado, un diffuso e negli anni persistente atteggiamento di volontaria e attiva indifferenza, quando non un vero e proprio negazionismo, omertà diffusa, persino collusioni vergognose, passando attraverso evidenti coperture istituzionali (altro che distrazioni-disattenzione colpevoli)! Chi parla così rischia davvero la collusione con quel sistema, semplicemente perché nega un’evidenza storica di maltrattamenti, abusi, oltraggi, oltraggi, violenze verbali, fisiche e psicologiche devastanti: danni permanenti, non risarcibili!
Detto questo dobbiamo ritornare alla condanna dell’Italia da parte dell’Alta Corte di Strasburgo per negazione dei diritti umani all’interno di quella struttura associati a colposità (negligenza?, imperizia?, imprudenza?) di tribunale dei minori, di operatori ASL e dei servizi sociali! Quel tribunale per i diritti umani ci ha condannati per aver negato il diritto dei genitori e dei bambini ad incontrarsi: al minimo avremmo dovuto vergognarci! Invece l’Italia di allora cercò di difendersi dall’accusa, anziché cercare la verità, e di fatto riaccreditando quel lager ad eccellenza produttiva ed educativa! Follia istituzionale o che altro? Non solo, chi ha contribuito a questa vergogna di stato ha addirittura fatto carriera!
In un tempo ancor più vicino, nel 2015, gli ispettori ministeriali rilevarono in ben due episodi, anomalie nella gestione cooperativa, anomalie contrattuali, di inquadramento di soggetti nell’organico, nelle retribuzioni e anche nella gestione finanziaria della Cooperativa, ipotizzando in prima istanza il commissariamento della cooperativa (poi colpevolmente rigettato dalla politica). Tutto questo, anche in relazione alle mancate, e per questo colpevoli, azioni di vigilanza della lega delle cooperative e dei sindacati.
Incredibilmente tutti questi atti criminali, a questo punto comprese le omissioni, sono stati compiuti nei confronti di minori da soggetti ai quali era stato attribuito il ruolo di una funzione genitoriale, in quanto affidatari! E chi glieli affidava, il tribunale dei minori non ha vigilato, anzi per alcuni soggetti è addirittura ipotizzabile una colposità manifesta, non fosse altro per mancata vigilanza, o peggio. Stiamo parlando di un presidente del tribunale dei minori, che il giorno della uscita dal carcere del carnefice, decise di affidargli immediatamente dei minori, negando di fatto il giudizio del tribunale ordinario e condizionando irrimediabilmente la filiera negli anni successivi! Stiamo parlando di membri del tdm che frequentavano settimanalmente il Forteto, che organizzavano gite in quel luogo, ma anche altrove, in Europa con Fiesoli e ragazzi, e, ancora colpevolmente, non vedevano, non sentivano, non verificavano e/o negavano sentenze passate in giudicato (cosa assolutamente grave se riguarda un magistrato!).
E la politica dove è stata in questi anni, oltre a far pressioni su Bruno Vespa perché non mandasse in onda una trasmissione televisiva sul Forteto? Tanti, troppi politici si sono schierati con quella realtà, alcuni concludendoci anche le proprie campagne elettorali (anche in questo caso tanti “non so”, “non ricordo”).
Ci chiediamo inoltre come è possibile che un singolo soggetto peraltro reo-confesso rispetto alla usurpazione di titolo (Fiesoli e Goffredi millantavano di essere psicologi e non era vero!) con evidenti tratti di bizzarria comportamentale (toccava le parti intime in pubblico anche ai preti) associati a comportamento francamente sadico e antisociale, e personalità istrionico-narcisistica abbia potuto passare incolume le analisi delle istituzioni; abbia ottenuto nel tempo una credibilità incondizionata dal sistema regione (con ingenti finanziamenti), dal Tribunale dei Minori, dalle ASL, da docenti universitari, dalle associazioni di volontariato, dai comuni del Mugello, dai sindacati! Ha goduto di una fiducia inaccettabile se si pensa che il metodo Forteto era un metodo palesemente antiscientifico! Non c’è bisogno di aver studiato per capire che i pilastri del modello educativo proposto per i minori affidati, che erano: Famiglia funzionale, Chiarimenti con umiliazioni, Allontanamento e contestazione anche violenta della famiglia di origine, Netta separazione dei sessi, con incoraggiamento alle pratiche omosessuali come elemento purificatore, Squalifica totale del sesso femminile, con donne continuamente oggetto di insulti e umilizioni; non avevano nessuna possibilità di dignità scientifica. Il Forteto non era accreditato, né accreditabile! Ripeto come è possibile che un inferno del genere abbia avuto consensi e crediti dai politici, dai giudici, dagli operatori ASL e dei servizi sociali, dai sindacati, dalla lega delle cooperative, e da altri professionisti!
E’ trascorso un anno esatto da quando questo consiglio ha deliberato l’istituzione della commissione d’inchiesta di cui oggi si discute ( n°48 del 28/07/2015). Credo che il grande valore aggiunto della commissione sia stato quello di assumere la responsabilità di espiare le colpe di un intero sistema, di mettere delle pezze alla nudità delle istituzioni, di liberarsi dei sensi di colpa, crediamo che oggi il modo più corretto sia prendere atto del buon lavoro che ha fatto la commissione, lavoro confermato anche dagli ultimi atti giudiziari! Qualunque altro atto consiliare rischierebbe di squalificare quel lavoro, lo svalorizzerebbe.
Ricordiamolo questo indirizzo ancora una volta: “ Individuazione e analisi delle responsabilità politiche e istituzionali relativamente alla vicenda Il Forteto”.
Durante lo svolgimento della commissione, in troppi hanno continuato a ritenere prioritario parlare del Forteto per la realtà produttiva, il caseificio, l’indotto terziario di conferimento alla cooperativa, il mantenimento dei livelli occupazionali; tutti aspetti che hanno da sempre anche tutta l’attenzione del M5S. Ma non in questa sede, non in relazione al Forteto!
Tuttavia vogliamo/dobbiamo chiederci: tutto questo, questa eccellenza produttiva che prezzo ha?
Quale è stato, e come può essere quantificabile il danno e la sofferenza umana di bambini, adolescenti poi divenuti adulti sulle cui vite è passato questo successo del Forteto negli anni?
Alla luce delle responsabilità accertate all’interno della “setta” alias Comunità, Cooperativa, Fondazione poi anche Associazione che risponde al nome di Forteto, da quanto argomentato e confermato anche nelle ultime due sentenze (2015 e 2016), è indispensabile interrogarsi se esiste sul mercato un prodotto commerciale che valga il prezzo del rispetto verso i principi inviolabili di un individuo nella sua interezza fisica e morale.
Perché questo è l’unico “tema” di cui oggi dobbiamo discutere!
Dal giorno della sentenza dell’Alta Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo sono trascorsi oltre quindici anni e troppe volte abbiamo sentito parlare di ricotte, formaggi e occupazione anziché di violenze psicologiche, di abusi, di sistemi coercitivi, di violazione dei diritti sul lavoro!
Ma il sacrificio umano, la sofferenza individuale, gli abusi e i soprusi di tante persone che hanno contribuito a questo successo commerciale può essere qualcosa di commerciabile?
I prodotti che continueranno ad uscire da quella produzione continueranno ad essere macchiati dalla violazione dei principi fondamentali del rispetto umano, saranno prodotti senza un contenuto MORALE, e quindi senza prezzo e fuori da ogni mercato.
La spudoratezza, con cui poi in pieno svolgimento della commissione di inchiesta e del dibattimento di appello del processo in primo grado del 2015 a vari esponenti della “Setta” Cooperativa-comunità-fondazione in questione, si è proceduto a cambi di assetto del CDA, al cambio della Presidenza, a modifiche dello statuto stesso della cooperativa decantando grandi cambiamenti, inserendo persone che, direttamente o indirettamente, rappresentano non un segno di discontinuità rispetto al passato come invocato anche da tutte le forze politiche, ma persone che corrispondono ad una linea di continuità con il passato e con la Comunità/Cooperativa; addirittura persone la cui condanna è stata confermata poche settimane fa siedono in ruoli di coordinamento e di responsabilità nella cooperativa!
L’esempio più clamoroso è quello di un neo eletto nel nuovo CDA della cooperativa un Avvocato, che addirittura è il Professionista che ha condotto per conto del Forteto, la mediazione per il risarcimento alle vittime imposto a carico della Cooperativa dalla sentenza di primo grado del 2015! Siamo sicuri che possa rappresentare il rinnovamento? La discontinuità?
Quì siamo veramente al paradosso.
Nascondere la polvere sotto il tappeto non significa fare pulizia, significa ingannare se stessi!
COMMISSARIAMENTO!
L’azzeramento del CDA, il totale rinnovo dell’organigramma dell’azienda con l’esclusione da ruoli di responsabilità per le persone coinvolte dalle sentenze ormai passate anche in appello.
Non esiste altra opportunità e questa sarà la nostra posizione ferma e irremovibile e per questo ci batteremo ad ogni livello istituzionale; è doveroso trasformare anche sul fronte “produttivo” questo “mostro” che si è rivelato essere questo luogo, la Cooperativa Agricola.
Ma torniamo al vero tema su cui dovremmo confrontarci in questo dibattito: le responsabilità politiche ed istituzionali, l’unica e vera finalità di questa commissione d’inchiesta.
Queste sono state accertate, individuate, e attraverso questa relazione portate all’attenzione di tutti gli organi istituzionali interessati a qualche titolo da questa vicenda.
Ci auguriamo che le parole spese a sostegno dei commissari stessi durante le audizioni, soprattutto da autorevoli esponenti della maggioranza trovino riscontro nei fatti nel prossimo futuro e non restino parole di circostanza.
Noi tutti abbiamo la responsabilità di conoscere, di capire e soprattutto di elaborare proposte che garantiscano una effettiva tutela dei minori in ogni contesto, di proporre soluzioni di interazione tra le varie figure competenti e di opportuni sistemi di controllo affinché gli errori del passato non si ripetano mai più.
Ecco le responsabilità politiche in questa vicenda, quelle responsabilità che prima che alla giustizia dei tribunali deve rispondere del proprio operato ai cittadini e anche rispondere dei propri errori e sapervi porre rimedio.
Ancora ai giorni d’oggi però il sentimento di resistenza all’ammissione del problema, di una parte della politica che ha amministrato questa regione e gli enti locali da oltre trent’anni ha sembrato prevalere sulla reale presa di coscienza degli errori del passato;
e la riprova evidente ne sono alcuni atti politici:
– nonostante le ricordate ispezioni ministeriali, che hanno riscontrato anomalie nella gestione cooperativa, anomalie contrattuali, di inquadramento di soggetti nell’organico, nelle retribuzioni e anche nella gestione finanziaria della Cooperativa; è mancata la volontà politica della maggioranza di Governo di commissariare la parte produttiva del Forteto (la cooperativa agricola).
– è mancata nonostante una sentenza di primo grado la volontà politica della maggioranza di Governo di istituire una commissione di inchiesta parlamentare che come ben sappiamo è organismo di forza ispettiva più ampia e incisiva. Il M5S, insieme ad altre forze politiche, ne è stato promotore inascoltato!
– la politica di Governo, appare subalterna o distratta dall’ingerenza che le leghe cooperative continuano di fatto a esercitare nella gestione poco trasparente del Forteto (ci auguriamo che non sia perché il ministro del Lavoro provine proprio dal mondo della lega COOP).
– Le iniziative di sostegno alle vittime (accertate ormai e non presunte!) promosse da questo Consiglio e attuate attraverso l’Assessorato vanno a rilento, la “setta” continua, indirettamente, imperterrita nell’opera di mantenimento dei principi ideologici che l’hanno creata oltre trent’anni fa.
– Chi ha responsabilità oggettive ormai accertate continua a sedere sempre al proprio posto, anzi ha fatto carriera, vedi i casi già evidenziati di professionisti e dirigenti che direttamente o indirettamente sono sotto il controllo di questa istituzione.
– La relazione conclusiva apporvata all’unanimità rende in parte giustizia alla giustizia e soprattutto alle vittime dell’ingiustizia! Accoglierla nella sua interezza da parte dell’aula è un gesto che apprezziamo con sincero coinvolgimento emotivo.
Andrea Quartini
Consigliere regionale Movimento 5 Stelle Toscana
Vicepresidente segretario della Commissione d’inchiesta finalizzata alla individuazione e analisi delle responsabilità politiche e istituzionali relative alla vicenda Il Forteto