Domani i consiglieri regionali di ogni schieramento potranno tagliare i vitalizi.
Ci sfidarono a presentare una proposta in grado di evitare ricorsi per la Regione e l’abbiamo fatta. Adesso i bluff da poker sono finiti.
Se domani confermeranno il voto negativo indicato in Prima Commissione sarà chiaro per l’ennesima volta che tutti i partiti e in primi il PD rappresentano e difendono la vecchia politica. Proteggono i privilegi di pochi mentre ritardano le soluzioni per 155mila famiglie povere toscane e giustificano con le poche risorse di bilancio la scelta di tenere a zero i contributi regionali per l’edilizia scolastica.
Certo è curioso che a difendere il vitalizio per i fruitori siano proprio quelli che non possono goderne: nei banchi del Consiglio regionale siedono infatti solo quattro potenziali privilegiati (Enrico Rossi, Paolo Bambagioni, Eugenio Giani e Stefano Mugnai).
Sarebbe triste scoprire che il patto di legislatura tra Rossi e i renziani si regge sul vitalizio del Presidente.
La nostra proposta si poggia sulla legge regionale n.3/2009 che consentiva di ridurre il vitalizio per emergenze sociali. Oggi abbiamo casi limite come Pietro Ralli, consigliere dal 1980 al 1990, che prende 4700 euro al mese. Un meno 20% a queste persone rientra nella ragionevolezza richiesta dalla Corte Costituzionale, come confermatoci dagli uffici legislativi del Consiglio, e ci fornirebbe subito mezzo milione da investire sul contrasto alla povertà.
I toscani devono mobilitarsi: questa è una battaglia di civiltà. Se domani la nostra proposta non passerà, alzeremo l’asticella dal basso. Vogliamo la fine immediata della spesa per vitalizi regionali e la possiamo ottenere solo costringendo al ritiro dei contributi versati i fruitori. Chiediamo ai cittadini di aiutarci aderendo alla nostra iniziativa con mail indirizzate ai fruitori, per primi il Presidente Rossi e agli ex Presidenti Martini, Chiti e Marcucci. Solo quest’ultimo riceve dalle casse regionali 3.489 euro ogni mese, l’1% di quanto spendiamo.
Se Marcucci e tutti gli altri rinunciassero, ritirando il versato, una restituzione unica di 7 milioni di euro ci farebbe chiuderebbe un rubinetto capace di costarci 200 milioni in cinquant’anni.