Il 10 dicembre 2014 il Presidente della Regione Toscana sfidò Beppe Grillo a tornare a Piombino, chiamando il suo partito Peste Rossa, perché, diceva Rossi, “noi appestati, con gli operai, abbiamo salvato Piombino”.

A distanza di due anni noi eravamo in piazza con quegli operai che nel frattempo non sono stati salvati, mentre Rossi era a Brindisi a presentare il suo nuovo partito.  


Certo è più facile scrivere un tweet e raccontare principi che governare con onestà, ma al netto del fatto che qualcosa sia andato storto, su Piombino serve fare chiarezza.

Ad oggi su Piombino si è assistito al festival degli annunci politici. Rebrab ha certo le sue colpe, ma come definire se non incapace e opportunista chi gioca sulle parole mentre gli eventi consegnano ad un dramma sociale 4mila famiglie? Tutti sanno che le bonifiche sono propedeutiche ad ogni intervento serio sull’area. Per questo da quando siamo entrati in Consiglio regionale abbiamo chiesto cosa stessero facendo Regione Toscana e Governo sulla questione. L’ultima risposta ci è arrivata il 9 marzo scorso e definisce come i 50 milioni sbandierati dai rappresentanti di Regione e Governo siano un esercizio di futurologia. Il CIPE avrebbe assegnato 50 milioni alla Regione per le bonifiche, ma finora neanche un euro è partito da un conto all’altro. Nel frattempo i milioni sono già diventati 47, perché il Governo ne ha distratti tre per un motivo che sa tanto di giustificazione in politichese: “l’adesione al programma CIPE “Azioni di Sistema”. Coi 47 milioni rimasti, quando arriveranno, la Regione dovrebbe rendere operativa la convenzione firmata con Invitalia spa, stazione appaltante dell’unica cosa che interessa ai cittadini ovvero la fine delle agognate bonifiche, ancora al palo, e per questo prevista non prima del 2021.

Non solo la politica ha acconsentito a diversificare i tempi tra supposta regolarizzazione del personale ex Lucchini e produzione del Piano Industriale. Ma è riuscita nell’impresa deprecabile di non riuscire in tre anni a far partire le bonifiche sull’area. La Regione stessa ci ha messo più di due anni per individuare come responsabili della contaminazione le due società che producevano nell’area: Fintecna e Lucchini. E solo l’11 luglio il MATTM ha formalmente condiviso la compatibilità tra finanziamento pubblico e normativa europea in materia di aiuti di Stato.

GIACOMO GIANNARELLI
IRENE GALLETTI

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