TERME DI CASCIANA? COMUNE INADEMPIENTE, REGIONE SVENDE MA NESSUNA COMPRA. PATRIMONIO IN MALORA DA COPIONE PD-ROSSI

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Il Comune di Casciana Terme Lari non ha mai manifestato la volontà di acquistare le azioni di Terme di Casciana spa di proprietà della Regione. Non esiste al momento alcun patto parasociale attivo e l’ultimo siglato nel 2006, rivisto nel 2008, ha visto il Comune inadempiente. Ce lo ha scritto nero su bianco l’assessora regionale Federica Fratoni in risposta ad una nostra interrogazione.

L’inadempienza del Comune è presto detta: l’amministrazione e la Regione si erano impegnate a mantenere invariati i rapporti di partecipazione al capitale di Terme di Casciana spa dopo l’aumento di capitale 2006. Il Comune aveva allora il 50,35% della partecipata e non avendo denaro si impegnò a dare il suo contributo conferendo il Teatro Verdi. Purtroppo però non ha mai dato seguito alla promessa formale e in conseguenza la Regione ha sostenuto da sola due aumenti di capitale, 2006 e 2008, versando in Terme di Casciana spa circa 4 milioni di euro e continuando a nominarne vertici incapaci di rilancio.

Siamo quindi all’ennesimo empasse di governo PD-Rossi: la Regione vuole uscire dalla partecipata ma nessuno ha presentato interesse a prendersi il suo 75,67% di azioni – la manifestazione è andata deserta a maggio di quest’anno – e, al netto di qualche dichiarazione a mezzo stampa, la giunta regionale ci dice che dal Comune non è arrivata alcuna proposta concreta. Nel frattempo il bilancio 2016 della società ancora non ci risulta approvato e l’ultimo conto si chiudeva l’anno precedente con 340mila euro di perdita netta.

Perché il PD non mette in discussione la gestione di chi ha nominato ai vertici della partecipata? Hanno dimostrato incompetenza nella capacità di rilanciare un servizio in passato eccellente, che intercettava parte di quel flusso turistico proveniente da ogni parte d’Europa e del mondo per fruire del nostro patrimonio termale. Solo il PD poteva mandare in malora un patrimonio unico del genere e pensare di risolvere il tutto mettendolo all’asta al miglior offerente, senza alcuna attenzione alle ricadute sul territorio. Un piano dimostratosi fallimentare su tutta la linea.

GABRIELE BIANCHI