Ad inizio anno avevamo riassunto alcune inquietanti dinamiche del sistema trasfusionale toscano e avevamo interrogato in merito la Giunta . Oggi ci è arrivata la risposta dell’Assessora Saccardi, che conferma a pieno quanto temevamo.
Almeno siamo felici di apprendere che, solo a seguito della nostra interrogazione, le donatrici nullipare toscane siano tornate a poter donare plasma per uso clinico, anziché, come avveniva prima in molti centri trasfusionali, vedere il loro plasma spedito di default all’azienda convenzionata (che, ricordiamo , in Toscana è la Kedrion S.p.a. di Lucca, di cui è Presidente Paolo Marcucci, fratello del Senatore PD, Andrea, a sua volta nel CdA aziendale).
La risposta dell’assessora alla sanità regionale conferma i nostri sospetti: la Regione Toscana è intenzionata a non avvalersi più del plasma donato per un diretto uso clinico, ma a utilizzare solo quello riacquistato (dopo trattamento industriale) da Kedrion. Operazione che comporta un aggravio di spesa quantificato nella risposta di Saccardi in 210 euro in più per ogni sacca di plasma trasfuso.
Dato che ogni anno in Toscana si trasfondono circa 6500 unità, l’operazione ci costerebbe a regime 1.360.000 euro spesi in più ogni anno (rimarrebbe infatti immutata a carico della Regione la spesa di fondo, in termini di strutture e personale, per raccolta e lavorazione iniziale). Un bel colpo visto che per ora è impossibile bandire una gara per diminuire il costo di tale acquisto (magari grazie ad un’Azienda concorrente), dato che si sta definendo in questi giorni il capitolato tecnico della gara per la lavorazione del plasma, di cui Regione Toscana è capofila. Una gara che vede in prima linea di nuovo Kedrion, da poco finita nel mirino dell’antitrust per il modo in cui si era aggiudicata un’identica gara multiregionale di cui era capofila un’altra Regione “rossa”: l’Emilia Romagna.
A questo proposito è interessante leggere quanto Regione Toscana ha fatto inserire nel capitolato, quasi a vanificare ogni futura gara: all’aggiudicatario della gara sulla lavorazione del plasma viene già ora chiesto di fornire agli ospedali fino a 18.000 kg annui di plasma industriale.
In questo scenario pare quasi superfluo ricordare che, con curioso tempismo appena 15 giorni prima delle elezioni politiche, la Regione Toscana di Enrico Rossi ed il MISE di Carlo Calenda hanno regalato 10,5 milioni di euro delle nostre tasse a Kedrion per aprire un nuovo stabilimento produttivo a Castelvecchio Pascoli.
Perché la Regione Toscana è pronta a spendere i nostri soldi per rimpiazzare il plasma donato col plasma industriale?
Lasciando stare i nostri sospetti, ufficialmente l’Assessora Saccardi (che, pur essendo laureata in giurisprudenza, evidentemente ne sa più del Centro Nazionale Sangue e della Società Internazionale sulla Trasfusione di Emocomponenti) lo ritiene più sicuro.
Ad esempio ci spiega che, secondo uno studio del 2015, col plasma industriale si ridurrebbero da 0,92 a 0,12 ogni 1000 unità le reazioni avverse di ogni grado: ovvero, con 6500 unità trasfuse all’anno in Toscano, 5 reazioni in meno all’anno. Peccato però che tali reazioni non comportano, come scrive l’Assessora, “il ricovero in rianimazione”, ma al più febbricola e lieve eritema transitorio (Tabella 9 dello stesso studio citato). A titolo di paragone ricordiamo che con una sala di emodinamica a Cecina e Piombino, che Saccardi ha ribadito in questi giorni di non volere , si potrebbero prevenire decine di morti per infarto cardiaco ogni anno.
Eppure le evidenze della letteratura medica ritengono il plasma industriale al limite vantaggioso solo per indicazioni molto particolari. E infatti l’Assessora Saccardi non ha trovato di meglio per supportare le sue argomentazioni che ricitare il lavoro sull’uso nella chirurgia dei trapianti di fegato già citato nella nostra interrogazione, ma che giustifica meno del 5% dell’uso toscano. E aggiunge che “nell’Area Vasta Sud-Est” (dove peraltro nemmeno è attiva una chirurgia dei trapianti di fegato) già “vi è un maggiore utilizzo” (leggi “maggior acquisto”) del plasma di Kedrion.
Questo scellerato disegno (riacquistare da un privato, pagandolo il massimo prezzo possibile, ciò che sarebbe già pronto all’uso) ha “casualmente” trovato agevolazione dall’esito della gara con cui la Regione si è garantita la fornitura delle sacche dove si raccoglie il plasma. Il capitolato tecnico non ha “casualmente” inserito come requisito essenziale la possibilità di essere trasfuse direttamente e la commissione giudicatrice non si è “casualmente” accorta della dimenticanza.
Ora la Regione, realizzato il pasticcio ed evidentemente poco convinta delle sue ragioni (si vedano i numerosi articoli sulla stampa locale che denunciavano la carenza di plasma per uso clinico nei servizi trasfusionali) ha pensato, in barba ad ogni regola della concorrenza, di rinegoziare con l’aggiudicatario della gara parte della fornitura (ad un prezzo maggiorato di 5 euro a sacca), rischiando pure il ricorso da parte delle Ditte perdenti (che magari quella tipologia di sacca la potevano offrire a prezzo inferiore).
E la Regione nemmeno pensa a rivalersi sui responsabili di queste negligenze! Così come ha evitato di rigettare la fornitura originaria durante il periodo di prova.
Per non parlare della confusione generata in sala donatori dalla simultanea presenza di 2 diversi kit di raccolta, usati comunque in maniera opposta in migliaia di occasioni: l’Assessora alla Sanità della Regione Toscana ammette infatti che solo “grazie alla presente interrogazione” (la nostra) la Regione ha iniziato a formare il personale sull’uso corretto del kit.
Forse anche per questo bel lavoro il Direttore del Centro Regionale Sangue lo scorso 31 gennaio (ultimo giorno di servizio della Dott.ssa Calamai in AOU Careggi), in anticipo sulla scadenza del suo mandato, è stata fatta rientrare a Careggi per “necessità organizzative” e nominata il giorno stesso primario della U.O. Formazione.
Ma di questa vicenda e dei suoi sconcertanti contorni ci occuperemo nella prossima puntata.