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CORTE DEI CONTI STRONCA PROJECT FINANCING SUI 4 OSPEDALI, PAGATO TROPPO E CONVENIENTE PER IL PRIVATO

Abbiamo partecipato oggi alla relazione della Corte dei Conti sul rendiconto di bilancio 2016 della Regione Toscana.

La stroncatura della Corte dei Conti al project financing in sanità – e quindi alla maxi operazione dei 4 ospedali voluta da Rossi e PD – ci conforta sul piano dell’analisi, perché evidentemente avevamo visto bene. Per i quattro ospedali la Regione ha pagato il 79% dei lavori, accollandosi quasi integralmente l’aumento dei costi previsti, con ampio beneficio per il privato che dando poco più del 20% si è preso la concessione pluridecennale dei servizi non sanitari. Una violazione delle direttive Eurostat che indicherebbero per il project financing un contributo pubblico al massimo del 50%. Per dirla con le parole dei Procuratori un accordo di “spiccata convenienza per il concessionario”, cioè il privato, che fa ricadere “molti rischi sul concedente”, cioè il pubblico. Una debacle di governo messa come sempre in conto ai toscani.

La Regione Toscana ha chiuso il 2016 con un saldo negativo di 167 milioni di euro e un disavanzo totale di circa 3 miliardi. Due risultati specchio dell’incapacità amministrativa del governo PD-Rossi in materia di pianificazione delle spese e previsione delle entrate. Basti pensare che le Aziende Sanitarie toscane si confermano fuori da ogni limite di legge con pagamenti a 185 giorni.

Giustamente la Corte dei Conti è tornata anche quest’anno a sottolineare il problema indebitamento, 2 miliardi di euro, con un costo complessivo a carico dei cittadini toscani di 179 milioni. Una situazione debitoria aggravata dal cosiddetto “debito potenziale”, il mezzo miliardo di fidejussioni e garanzie rilasciate dalla Regione a guida Pd-Rossi ad altri enti – es. ex ASL di Siena, Autorità Portuale di Piombino, Interporto A.Vespucci – per far ottenere a questi dei prestiti altrimenti loro esclusi.

Purtroppo Rossi e il PD sono abituati a scelte deleterie in materia di debito messe in conto alle future generazioni. Basti pensare a quel derivato sottoscritto con MPS quando la maggioranza degli analisti all’epoca prevedevano ampiamente la diminuzione dei tassi di interesse. Ci è già costato 7 milioni, e continuerà a costarci. Ma tanto non paga mica Rossi o il PD. Pagano i toscani.

MOVIMENTO 5 STELLE TOSCANA

TERME DI CASCIANA? COMUNE INADEMPIENTE, REGIONE SVENDE MA NESSUNA COMPRA. PATRIMONIO IN MALORA DA COPIONE PD-ROSSI

Il Comune di Casciana Terme Lari non ha mai manifestato la volontà di acquistare le azioni di Terme di Casciana spa di proprietà della Regione. Non esiste al momento alcun patto parasociale attivo e l’ultimo siglato nel 2006, rivisto nel 2008, ha visto il Comune inadempiente. Ce lo ha scritto nero su bianco l’assessora regionale Federica Fratoni in risposta ad una nostra interrogazione.

L’inadempienza del Comune è presto detta: l’amministrazione e la Regione si erano impegnate a mantenere invariati i rapporti di partecipazione al capitale di Terme di Casciana spa dopo l’aumento di capitale 2006. Il Comune aveva allora il 50,35% della partecipata e non avendo denaro si impegnò a dare il suo contributo conferendo il Teatro Verdi. Purtroppo però non ha mai dato seguito alla promessa formale e in conseguenza la Regione ha sostenuto da sola due aumenti di capitale, 2006 e 2008, versando in Terme di Casciana spa circa 4 milioni di euro e continuando a nominarne vertici incapaci di rilancio.

Siamo quindi all’ennesimo empasse di governo PD-Rossi: la Regione vuole uscire dalla partecipata ma nessuno ha presentato interesse a prendersi il suo 75,67% di azioni – la manifestazione è andata deserta a maggio di quest’anno – e, al netto di qualche dichiarazione a mezzo stampa, la giunta regionale ci dice che dal Comune non è arrivata alcuna proposta concreta. Nel frattempo il bilancio 2016 della società ancora non ci risulta approvato e l’ultimo conto si chiudeva l’anno precedente con 340mila euro di perdita netta.

Perché il PD non mette in discussione la gestione di chi ha nominato ai vertici della partecipata? Hanno dimostrato incompetenza nella capacità di rilanciare un servizio in passato eccellente, che intercettava parte di quel flusso turistico proveniente da ogni parte d’Europa e del mondo per fruire del nostro patrimonio termale. Solo il PD poteva mandare in malora un patrimonio unico del genere e pensare di risolvere il tutto mettendolo all’asta al miglior offerente, senza alcuna attenzione alle ricadute sul territorio. Un piano dimostratosi fallimentare su tutta la linea.

GABRIELE BIANCHI

OSPEDALE LOTTI PONTEDERA. 2,1 POSTI LETTO OGNI MILLE ABITANTI PER SACCARDI VANNO BENE. CONFERMA A NOSTRA DENUNCIA PUBBLICA: OSPEDALE SI REGGE SU SACRIFICIO OPERATORI

Avevamo chiesto conto alla giunta PD-Rossi delle criticità in cui versava l’Ospedale Lotti di Pontedera: su tutte la carenza di personale e posti letto. La risposta dell’assessora alla sanità è una conferma impenitente su tutta la linea.

Il Pronto Soccorso si regge su ‘7 infermieri e cinque OSS di giorno’, che scendono a ‘5 infermieri e tre OSSdi notte, cui si aggiungono ‘due figure’ per Osservazione breve e codici di bassa priorità.

Su un bacino da 120mila abitanti parliamo di numeri inadeguati. Una inadeguatezza che diventa ancora meno tollerabile sui posti letto: 2,1 ogni 1000 abitanti. Una dotazione giudicata ‘negli standard di riferimento‘ dalla Direttrice Generale ASL Toscana Nord Ovest, con validazione dell’assessora Saccardi, che non ha alcun riscontro normativo. La legge in materia parla infatti di 3,7 posti letto per mille abitanti come tetto, non ci risulta alcun riferimento “standard” per i posti letto dei presidi ospedalieri di base come Pontedera.

Infine lascia basiti leggere che nella sanità a guida PD-Rossi l’influenza invernale sia diventata un’emergenza non prevedibile.

Cogliamo quindi l’occasione di segnalarlo per tempo a Saccardi e ai Dirigenti sanitari scelti dalla giunta: tra quattro mesi inizia il periodo critico annuale delle influenze, vi organizzate per tempo?

ANDREA QUARTINI

REGIONE NON AUTORIZZI AMPLIAMENTO DISCARICA BULERA E ESIGA DA PROPRIETA’ MESSA IN SICUREZZA E PROGRAMMAZIONE CHIUSURA

Torniamo sul caso “Bulera”, discarica sita nel Comune di Pomarance, dopo la bocciatura in Commissione di atti contrari all’ampliamento.

La giunta PD-Rossi non può autorizzare l’ampliamento richiesto da SCL, lo sviluppo verticale della discarica, al pari della rimozione della vasca di accumulo, sono operazioni non in linea col quadro normativo regionale in materia di paesaggio e soprattutto tardano quella messa in sicurezza e programmazione chiusura: le uniche azioni da intraprendere per un sito che ha già raccolto 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti, l’80% delle quali con arsenico. Problema, questo dell’arsenico, che resta irrisolto a 10 anni dall’ammonizione europea sull’inquinamento della acque dell’alta val di Cecina.

La discarica del “Bulera” è una ferita aperta nella ‘Valle della luna, che rappresenta il fallimento pluridecennale delle politiche regionali in materia di gestione rifiuti. Un fallimento superabile solo con un cambio di rotta deciso, come indicato in quella nostra proposta di legge sull’economia circolare che la maggioranza PD-Rossi si ostina a rifiutare.

Si ascoltino i cittadini dell’Alta Val di Cecina, oltre mille dei quali hanno firmato una petizione contro l’ampliamento della discarica del Bulera. E si eviti di far arrivare nella Valle della Luna altri rifiuti pericolosi. Secondo un’inchiesta approfondita de Il Fatto Quotidiano sarebbero già stati “promessi” alla discarica ampliata terre di scavo dei lavori portuali a Piombino e Livorno e della tranvia fiorentina. Diciamo basta a questa distorsione sistemica dove le periferie si devono prendere per qualche posto di lavoro in più gli scarti tossici delle politiche fallimentari decise per le aree più densamente popolate.

GIACOMO GIANNARELLI
IRENE GALLETTI

INCENDI IN TOSCANA, DISASTRO IMMANE. RICHIESTA COMUNICAZIONE URGENTE A ROSSI

Abbiamo presentato una Richiesta di Comunicazione urgente alla giunta sugli incendi in Toscana a mia prima firma. Martedì Rossi riferirà in aula come da regolamento.

Oltre 2mila ettari di bosco in fumo, imprese a fare i conti con quanto rimasto ed ecosistemi da ricostruire in non meno di 15 anni. Un disastro immane che ha colpito e sta continuando a colpire la Toscana, sulla gestione del quale la giunta deve dare informazione al Consiglio regionale e ai cittadini.

Oltre al ringraziamento doveroso ai Vigili del Fuoco urge infatti capire cosa è andato storto nella prevenzione e gestione del fenomeno incendi.

Da tempo sosteniamo che vada superata l’incertezza sul futuro dei circa 500 operai forestali regionali adibiti proprio alle opere di prevenzione, rimasti impantanati dalla pasticciata riforma PD delle province che assegna la competenza forestazione alle Unioni dei Comuni. Servono risorse certe, quei 12 milioni di euro annui già verificati che periodicamente spariscono costringendo i sindacati a proteste cadenzate sotto la sede regionale.

Il duo PD-Rossi deve poi riconoscere il fallimento della soppressione del Corpo Forestale dello Stato cui ci siamo opposti in ogni modo. Il caso dell’impedimento ad operare su grandi incendi per gli ex forestali finiti nell’arma dei Carabinieri è una vergogna della quale vogliamo capire il peso rispetto a quanto accaduto in Toscana e soprattutto le soluzioni.

Nell’ultimo Consiglio abbiamo ottenuto l’approvazione dell’impegno per Rossi e la giunta di sollecitare il parlamento sul tema dei Vigili del Fuoco precari.

Colga l’occasione di questa emergenza per esigere una copertura in Toscana in linea con le medie europee. Oggi abbiamo un vigile del fuoco ogni 14.526 abitanti, in Europa uno ogni mille. Si investano i soldi congelati su grandi opere inutili, come Darsena Europa, su chi siamo certi che serva ai toscani.

IRENE GALLETTI

DARSENA EUROPA DISTRAZIONE DI MASSA PD-ROSSI. AUTORITA’ PORTUALE CONFERMA CONFUSIONE SU FONDALI OPERE E DRAGAGGI. E MODIFICHE IMPONGONO NUOVO PRP

Audizione su Darsena Europa oggi in Commissione Toscana Costiera. Presente l’ing. Pribaz in rappresentanza dell’Autorità portuale di Livorno, assente Enrico Rossi.

Per l’ennesima volta Rossi e il PD si confermano maestri della distrazione di massa. Ormai potremmo usare Darsena Europa come esempio della totale assenza di credibilità di questa maggioranza. Rossi desaparecido nonostante fosse indicato come presente e a rispondere alle nostre domande tecniche ci siamo trovati un rappresentante dell’Autorità Portuale in serio imbarazzo, non a lui di certo imputabile, che ci ha comunque dato informazioni significative sulla confusione che regna intorno al progetto. Dragheranno, dice, “fino a 16 metri” ma “chiederanno fino a 20“. A chi non è dato saperlo anche se, al netto delle sparate per rincorrere le fughe di Rossi, è chiaro che una gara con fondali a meno 20 metri impone l’aggiornamento del Piano Regolatore Portuale e quindi un nuovo lungo iter autorizzativo.

Una questione questa che resta a prescindere dai fondali: perché se, come ci hanno detto, vogliono girare il terminal sud per lungo e non fare più il grande canale siamo ad una modifica sostanziale del progetto. Non a caso Pribaz ci ha confermato la necessità di rivedere e riscrivere tutti gli allegati tecnici della gara. Documenti che dovremmo vedere a marzo 2018, nella migliore delle ipotesi.

Ci ha colpito inoltre l’incredibile superficialità col quale Regione e Autorità Portuale vorrebbero derubricare il tema del materiale dragato ad un problema risolto dall’attuale normativa. Forse non hanno letto che è autorizzato sì scavare il fondale e depositare quel materiale a tre miglia dalla costa, ma prima va capito cosa contiene e va assicurata la sua bonifica. Parliamo di un’area SIN, non ci sono mica i coralli. Rossi e Gazzetti vorrebbero forse buttare la sabbia del porto – piena di idrocarburi e altri metalli pesanti – dietro la Meloria?

Certo comprendiamo l’imbarazzo di esponenti della maggioranza che devono oggi cercare di giustificare questo stallo a chi li ha pagato la campagna elettorale o semplicemente li ha spediti sopra la poltrona dove siedono, fidandosi sulla parola data in merito al loro impegno per questa grande opera miraggio. Ma le bugie hanno le gambe corte e soprattutto non si dovrebbe modellare la realtà per renderle vere sperperando i soldi dei cittadini.

Rossi e il Pd ci ascoltino: convochino il Prof. Sergio Bologna in Commissione come abbiamo chiesto da tempo. È persona esperta e riuscirà a spiegare loro quanto ha messo nero su bianco da tempo: chi punta sul gigantismo navale ignora quanto dicono scienza e storia. Questa rincorsa alle maxi darsene è solo una enorme speculazione edilizia. Speriamo di fermarla prima che il duo PD-Rossi faccia spendere milioni di euro dei cittadini in progettazione: l’unica cosa che andrà realmente a gara nel 2018, a quanto ci ha spiegato l’Autorità Portuale di Livorno.

GIACOMO GIANNARELLI

VOUCHER FORMATIVI DI RICOLLOCAMENTO. DOPO FLOP ADESIONI, ALTRO SCIVOLONE: REGIONE CHIEDE A DISOCCUPATI ANTICIPI FINO A 3000 EURO

Il 12 luglio l’assessora regionale a lavoro e formazione, Cristina Grieco, ha risposto in Consiglio regionale alle nostre domande sul flop clamoroso dei voucher formativi di ricollocamento. Le avevamo chiesto spiegazioni sul fatto che nonostante in Toscana ci fossero 157mila disoccupati e 600mila inattivi le persone che avevano usufruito di questa misura di ricollocamento fossero state solo 161.

In aula Grieco ha riconosciuto la correttezza della nostra diagnosi – il flop si doveva anche al fatto che i corsi pagabili coi fondi pubblici erano ben lontani dal poter garantire posti di lavoro, mentre altri appetibili non erano nell’elenco – e dichiarò di essersi già attivata facendo “eliminare tutti i vincoli” e garantendo nel nuovo bando “massima flessibilità”.

Abbiamo atteso di leggere in qualche atto di giunta queste migliorie, ma non lo abbiamo trovato, mentre risulta invece tra i decreti dirigenziali su questi voucher l’ennesimo scivolone a danno dei disoccupati e inoccupati.

Infatti tramite il decreto dirigenziale 9272 del 19 giugno scorso qualsiasi volenteroso disoccupato toscano che volesse formarsi a spese dello Stato dovrà prima anticipare il costo del corso e solo dopo potrà chiedere il suo rimborso. E parliamo di importi che arrivano fino a 3mila euro.

Una novità peggiorativa che solo la classica politica PD-Rossi poteva autorizzare nel silenzio generale. Quella che siede nei palazzi, parla di disoccupazione senza conoscere la vita di un disoccupato e omette qualsiasi verifica operativa sugli atti di quella macchina amministrativa toscana che ha contribuito a rendere farraginosa e spesso estranea ai bisogni reali della cittadinanza.

Abbiamo presentato un atto per correggere questa ennesima stortura dell’amministrazione PD-Rossi riguardante le politiche attive del lavoro. Li aspettiamo alla prova del voto. La Toscana, e in particolare le aree di crisi complessa come Massa Carrara Livorno e Piombino, hanno bisogno di tutto tranne che di altri scivoloni sul tema.

IRENE GALLETTI

ARRESTATO CAPO CLAN NEL FIORENTINO, 12 SEQUESTRI D’AZIENDA TRA FIRENZE E PRATO. PD-ROSSI HANNO CAPITO ALLARME ROSSO? 29 SETTEMBRE PORTIAMO ESPERTI ANTIMAFIA IN CONSIGLIO REGIONALE

C’è la mafia in Toscana. Lo diciamo con insistenza da quando siamo entrati in Consiglio regionale, ricevendo timide risposte o semplice noncuranza da giunta PD-Rossi e banchi dell’opposizione. Ora che hanno arrestato in piena area metropolitana fiorentina un capo clan e sequestrato dodici ditte per una filiera di riciclaggio che rimpinguava le casse della mafia arriverà la sveglia in Regione Toscana?

Secondo l’inchiesta della Procura di Palermo, coordinata dalla DDA e aiutata dal prezioso contributo di Squadra mobile fiorentina e Guardia di Finanza, non solo operava e viveva in Toscana il capo clan di Brancaccio ma aveva anche creato un business legato al pallet, inquinando di fatto il sistema imprenditoriale della piana fiorentina. Un quadro da allarme rosso sul quale il Consiglio regionale deve attivarsi subito e la giunta, come chiediamo con la nostra interrogazione urgente, deve esplicitare se intende o meno realizzare azioni e politiche di contrasto organico.

La mafia in Toscana c’è e dobbiamo sradicarla partendo da una seria presa d’atto dell’infiltrazione sul territorio. Anche per questo il 29 settembre porteremo in Consiglio regionale i maggiori attori dell’antimafia toscana, istituzionale e civile, e alcuni dei maggiori esperti nazionali sul tema. Saranno con noi il Procuratore capo della procura di Livorno Ettore Squillace Greco, il generale Angiolo Pellegrini, Salvatore Calleri della Fondazione Caponnetto, Giovanna Chelli dell’Associazione Vittime dei Georgofili e attendiamo a breve ulteriori conferme importanti. Un convegno dal titolo esemplificativo “Mafia in Toscana. Un problema in cerca di soluzioni”.

GABRIELE BIANCHI

IL FUMO ROSA USCITO DA CHIMET ERA “A NORMA DI LEGGE”

E’ arrivata la risposta della giunta regionale alla nostra interrogazione sull’incidente c.d. del “fumo rosa” avvenuto il nell’impianto Chimet di Badia al Pino (Civitella Val di Chiana).

Il 2 marzo la Chimet ha diffuso nell’aria dello iodio per 10 minuti. L’aspetto positivo è che non era radioattivo, quello curioso è che il tutto per la giunta Rossi-Pd è avvenuto rispettando ‘i limiti di legge’.

Lo scrive nero su bianco l’assessora all’ambiente regionali Fratoni, citando notizie ARPAT. Ci teniamo quindi a far sapere ai cittadini dell’area che, stando a quanto dice la giunta Rossi-PD, non hanno corso pericoli perché il fumo rosa che hanno visto uscire dalla Chimet è a norma di legge e veniva dall’incenerimento di farmaci del reparto dialisi provenienti dall’Ospedale San Donato di Arezzo.

Con l’occasione l’assessora ci ha segnalato che la Chimet non è soggetta alla legge Seveso in quanto impianto di incenerimento, ma “per la quantità detenuta di due sostanze classificate pericolose e suscettibili di poter causare un incidente rilevante (ossigeno liquido e cloro). Peccato che invece abbia mandato fumo rosa in aria perché bruciava i farmaci per la dialisi.

Cavilli a parte Fratoni ci ha confermato che al momento dell’incidente del 2 marzo non esisteva, e ancora oggi non esiste, un Piano di Emergenza Esterno definitivo per Chimet, perché manca ancora l’approvazione definitiva del Prefetto. Cosa aspetta a darla?

Nel frattempo i cittadini sappiano che a un mese dall’incidente del 2 marzo la Regione ha decretato un aggiornamento all’Autorizzazione Integrata Ambientale data a Chimet per scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto. Come? Tramite procedure di verifica e accettazione più precisa dei rifiuti che le arrivano dagli ospedali. Che tradotto significa che Chimet dovrà capire meglio cosa c’è nei sacchi di rifiuti che brucia. Quindi finora hanno incenerito così senza sapere cosa c’era dentro?

GIACOMO GIANNARELLI

RISCOSSIONE SICILIA PER LA TOSCANA? BUGLI CI DICA CHI SAREBBERO QUESTI DEBITORI SICULI

Una settimana fa abbiamo interrogato la giunta per sapere perché aveva affidato la riscossione coattiva toscana al tandem Agenzia delle Entrate – Riscossione (ex Equitalia) e Riscossione Sicilia spa. L’assessore regionale al bilancio si è affrettato a risponderci a mezzo stampa citando come motivo della scelta l’applicazione della norma contenuta nella legge di riforma di Equitalia. Non fidandoci siamo andati a verificare e abbiamo scoperto che Bugli ha provato a buttarla in corner ma c’è poco da deviare l’attenzione.

Equitalia spa gestiva la riscossione coattiva della Regione Toscana tramite un affidamento del 2008. Nel protocollo d’intesa di questo affidamento non è mai citata Riscossione Sicilia spa, nonostante la normativa di riferimento richiamata da Bugli indicasse già dal 2005 che il recupero forzoso dei crediti verso creditori residenti in Sicilia dovesse passare da questa società.

La domanda sorge spontanea: se finora nessuno aveva sentito il bisogno di indicare Riscossione Sicilia spa accanto ad Equitalia come agente di riscossione per la Regione Toscana perché questo bisogno è venuto fuori nel 2017, quando Equitalia ha semplicemente ‘cambiato nome’ in Agenzia delle Entrate – Riscossione?

Tra l’altro è un peccato che il giornalista abbia omesso la seconda domanda all’assessore rispetto a quanto affermava. Se infatti, come dice Bugli, hanno infilato Riscossione Sicilia per riscuotere il dovuto dai “contribuenti siciliani”, ci poteva già spiegare chi sarebbero questi contribuenti siciliani – residenti in Sicilia – che non hanno pagato le tasse toscane al punto da obbligarci ad affidare il recupero crediti a questa partecipata della Regione guidata da Crocetta.

Ma i cittadini desiderosi di chiarezza sull’argomento non si preoccupino: gliel’abbiamo fatta noi questa domanda con una nuova interrogazione urgente.

Con l’occasione Bugli ci toglierà anche l’ultimo dubbio sul caso. In una nota del 24 maggio scorso inviata da Equitalia alle amministrazioni prima della sua chiusura la società scriveva “le amministrazioni locali interessate ad affidare la riscossione al nuovo ente “Agenzia delle Entrate – Riscossione” nonché a Riscossione Sicilia S.p.A., dovranno adottare apposita delibera in mancanza della quale successivamente alla data del 30 giugno 2017 non potranno trasmettere nuove minute di ruolo”.

Sarà mica che Bugli ha affidato a Riscossione Sicilia spa parte della riscossione coattiva toscana solo perché ha preso quel “nonché” come un dovere di legge?

Gli sarebbe bastato guardare la delibera 1157 della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, che ha preso quel nonché per quello che era. Infatti in quell’atto di Riscossione Sicilia spa non c’è alcuna traccia.

GABRIELE BIANCHI