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LAGO DI MASSACIUCCOLI SOFFRE. PROVINCIA DI PISA DOVE HA MESSO 21 MILIONI PROMESSI?

Il Lago di Massaciuccoli è lo specchio lacustre più grande della Toscana. Dal 2003 è Zona di criticità ambientale e vulnerabile ai nitrati per tre noti problemi: gli scarichi fognari non depurati che finiscono nel lago – prima causa di inquinamento secondo lo studio del S.Anna – i pesticidi usati nelle campagne vicine che vi confluiscono, il grave deficit idrico di circa 32 milioni di metri cubi d’acqua dal quale deriva la destabilizzante immissione di quella marina con annesso problema di salinizzazione.

Su alcune questioni le istituzioni sono intervenute, su altre latitano. In particolare abbiamo appreso dalla risposta ad un’interrogazione UE che per la protezione del lago di Massaciuccoli “non sono stati erogati finanziamenti nell’ambito del fondo di sviluppo regionale europeo dal 2000 al 2013”.

Una stranezza sospetta visto che dal 2004 esiste il famoso progetto del “tubone” che avrebbe dovuto risolvere il deficit idrico del Lago portando in questo l’acqua del fiume Serchio.

Nel 2006 fu fatto anche un accordo di programma su quest’opera assegnando alla Provincia di Pisa progettazione e appalto delle opere e – carte alla mano – esistono delibere di questo ente con tanto di cronoprogramma dei lavori fino al 2016. C’erano anche i soldi, 21 milioni, diciotto dei quali messi dal Ministero dell’Ambiente. Ma ad oggi del tubone non c’è traccia, come dice la Commissione Europea, e per questo chiediamo aggiornamenti alla giunta PD-Rossi su questo mistero.

In parallelo vogliamo risposte su tutte le altre questioni legate al lago: gli impianti di depurazione di Pisa e Vecchiano hanno superato le loro problematiche o sversano ancora nel Lago? La sperimentazione del S.Anna e del Parco regionale sulla fitodepurazione – per eliminare il problema dei pesticidi che finiscono nell’acqua del Massaciuccoli – è andata a buon fine?

Senza dimenticare l’aspetto delle responsabilità: chi doveva garantire la salubrità del lago tramite interventi pagati dai toscani quali risultati ha ottenuto? Nel 2013 l’assessora regionale in carica parlava di un pacchetto di opere da 31,8 milioni di euro. Sono passati quattro anni e il presidente della Regione Toscana è lo stesso: Enrico Rossi. I cittadini meritano di sapere se si trattava o meno della consueta annuncite delle sue giunte, poco impegnata a verificare che alla fine quanto promesso sia realizzato.

GIACOMO GIANNARELLI

MALFUNZIONAMENTI SOFTWARE NELLE ASL TOSCANE. EPPURE COSTANO MOLTO … ENNESIMO FLOP?

I software in uso nelle ASL Toscane hanno problemi. Ci sono arrivate numerose segnalazioni di malfunzionamenti sugli applicativi per gestione buste paga dei dipendenti, gestione orario e presenze del personale e registri della libera professione.

A questo punto chiediamo alla giunta di sapere a quale società privata, affidataria del servizio o concessionaria della licenza software, si deve questa situazione.

Sempre che il problema non si deva all’incompetenza politica di acquisire software complessi pretendendo di metterli su macchine desuete. Grazie alla nostra attività interrogativa la giunta ci ha spiegato infatti che il 70% dei PC in forza al sistema sanitario toscano con ancora Windows Xp, un sistema operativo non più aggiornabile e quindi anche insicuro.

Dopo il flop del fascicolo sanitario elettronico e le difficoltà d’uso della diagnostica per immagini informatizzata, progetto sul quale sono stati spesi più di 100 milioni di euro, speravamo che il duo PD-Rossi avesse imbroccato almeno questa parte dell’agenda digitale regionale legata alla gestione informatica di questioni standard come busta paga e gestione presenze. Non bastava replicare i software già in uso in Regione?

In attesa della risposta speriamo di non ritrovarci anche qui col consueto strike al contrario dell’amministrazione Rossi-PD: far felici gli amici di partito che hanno investito in ITC, far dannare gli operatori sanitari con un’informatica non usabile nell’era delle APP a comando vocale e produrre un beneficio vicino allo zero per i cittadini.

ANDREA QUARTINI

DISCARICA DI SCAPIGLIATO “A VITA”? CON NOSTRA LEGGE SU ECONOMIA CIRCOLARE FINALE DIVERSO

Stamattina abbiamo effettuato un sopralluogo presso la discarica di Scapigliato. Presenti durante la visita l’Amministratore unico Giari e il Direttore Monti, che ci hanno illustrato il progetto di ampliamento attualmente sottoposto ad autorizzazione VIA presso la Regione Toscana.

La discarica di Scapigliato è una delle più grandi d’Italia ed è presente in questo territorio dal 1982 ciononostante il progetto di ampliamento chiede autorizzazione per conferirvi fino a 460.000 tonnellate anno di rifiuti fino al 2031. Tutto ciò insieme alla richiesta per il raddoppio del biodigestore anaerobico attualmente autorizzato per la componente FORSU di 90.000 tonnellate anno per la produzione di di biometano e compost e la realizzazione di 2 celle per la messa in discarica di rifiuti contenenti amianto.

Un progetto costoso – 92 milioni di euro in 15 anni di investimento di cui quasi un terzo per costruire il solo biodigestore anaerobico – che omette ogni riferimento alla chiusura e messa in sicurezza della discarica, due aspetti che invece erano scritti nero su bianco sulla attuale Autorizzazione Integrata Ambientale. Un atto dove di qui al prossimo anno le ulteriori 600mila tonnellate da conferire sarebbero state le ultime.

Con la nostra proposta di legge sull’Economia Circolare il destino di questa discarica sarebbe stato ben diverso, con un chiaro percorso di chiusura dovuto all’aumento della raccolta differenziata. Purtroppo da mesi il duo PD-Rossi evita il dibattito di questa importante riforma in Consiglio regionale e nel frattempo dà il disco verde ad un progetto di ampliamento come questo dove manca qualsiasi riferimento alla riduzione dei conferimento di rifiuti. Praticamente l’attestazione del fallimento delle politiche PD-Rossi sulla gestione dei rifiuti urbani.

Nello specifico il progetto prevede quattro fasi gestionali che verranno predisposte in tempi successivi, consentendo lo smaltimento di ulteriori 5.030.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi. La realizzazione di una cella dedicata allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto da suddividere in due fasi gestionali, ognuna composta da due moduli costruttivi. I moduli dedicati a questi rifiuti verranno realizzati tra il corpo di discarica più antico e la parte di ampliamento attualmente in gestione. Con l’intervento si renderanno disponibili 112.000 metri cubi da destinare allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto.

L’incremento della capacità volumetrica della discarica esistente si svilupperà sia per sopraelevazione sulla discarica in esercizio, sia per ampliamento, con l’occupazione di nuove aree di sedimenti che attualmente sono zonizzate come “Zone E2: Aree a tipologia paesaggistica e di protezione territoriale a prevalente funzione agricola.

Il sopralluogo ha consentito di visionare tutti gli impianti e l’effettuazione di una visione diretta del lotto di discarica attiva e del lotto 1 e 2 esauriti e messi in sicurezza. Ringraziamo la dirigenza REA per la disponibilità concessa con questa visita. Resta da valutare attentamente il Piano economico finanziario, attualmente in gestazione, e la Convenzione redatta tra la Rea e l’Ato Costa per il conferimento dei rifiuti in discarica ed il relativo costo. Di certo restano forti dubbi su un progetto che si basa su un proseguimento “a vita” della discarica basato comunque sul conferimento in discarica di notevoli quantità di rifiuti, seppur abbinato alla costruzione di impianti che andranno a trattare la Forsu e il sottovaglio, senza indicare una data certa della sua chiusura.

GIACOMO GIANNARELLI

CONSORZIO ZIA VA CHIUSO E INVECE IL DUO PD-ROSSI CI RIMETTE 500MILA EURO

Il Consorzio Zona Industriale Apuana è inutile e va chiuso. Eppure il duo PD-Rossi continua a destinargli risorse pubbliche, 500mila euro solo quest’anno. Un metodo discutibile di risanare i debiti creati da una mala gestione che nessuno di questi ‘proprietari’ – in primi la Regione che ha commissariato il Consorzio – ha mai voluto affrontare sul piano della responsabilità.

Sono ormai centinaia le imprese operanti nella Zona Industriale Apuana che chiedono la chiusura del consorzio ZIA. Le stesse cui quest’ultimo impone solleciti di pagamento con minimo contributivo di 150 euro, benché non siano nella compagine societaria e non traggano alcun beneficio da questo carrozzone commissariato solo un anno fa. Una situazione imbarazzante specie se calata nel contesto di un territorio dove abbiamo tassi di occupazione di 10 punti inferiori a quelli della media toscana. Nell’area ZIA operano 600 imprese, in cui lavorano 9mila persone, ogni euro sottratto a queste dal Consorzio è un errore politico doppio.

Nel frattempo oggi ricorre il ventinovesimo anniversario dell’esplosione della Farmoplant e a distanza di quasi un terzo di secolo quell’area continua ad avere valori elevati di sostanze inquinanti e cancerogene. Basterebbe questo per far capire l’inutilità del Consorzio ZIA e la sua irresponsabile cecità verso la prima delle questioni legate ai ‘suoi’ 822 ettari di territorio tra Massa e Carrara: la bonifica definitiva ed efficace di queste aree.

A Rossi e al PD diciamo: chiudete il Consorzio e quei 500 mila euro destinati metteteli sulle bonifiche accelerando interventi attesi da trent’anni.

GIACOMO GIANNARELLI

’TRUCCHETTO’ SU LIBERA PROFESSIONE, ATI EVOLVE-DELOITTE NON HA VINTO GARA MA FARA’ SERVIZIO. SACCARDI CHIARISCA, MA PECCATO ORIGINALE RESTA ESTERNALIZZAZIONE SERVIZI

Tramite il caso CUP di Massa Carrara abbiamo scoperchiato il problema della gara unica regionale sui servizi front office della sanità regionale.

Da lunedì l’attuale affidatario del servizio di supporto per la libera professione nella ex ASL di Massa passerà l’incarico in favore di una ATI che lo acquisisce senza gara, in forza di un ‘trucchetto’ amministrativo del quale la giunta PD-Rossi deve spiegazioni. Una conseguenza della riforma sanitaria e dell’approccio di privatizzazione scelto dalla giunta PD-Rossi che non riguarda solo il territorio apuano.

Pochi cittadini sanno che quando vanno nei CUP ASL si trovano di fronte lavoratori di società private che hanno vinto la gara per gestire quel servizio. Da cittadini riveliamo a queste persone informazioni riservate sui nostri bisogni di salute col paradosso che magari alcuni dei loro datori di lavoro erogano proprio servizi sanitari accessori legati a quei bisogni. Prenotiamo una visita ortopedica, l’addetto la registra e non sappiamo che magari la cooperativa per cui lavora fa proprio assistenza sanitaria ortopedica in forma privata.

Nella Toscana a guida PD-Rossi tutto questo è normale, per noi no. E quanto sta succedendo nel sistema di affidamento di questo servizio sensibile rinforza la nostra convinzione.

In ogni ex ASL toscana c’erano delle società private vincitrici di gara su questo servizio di libera professione. Guardando alla sola area oggi riunita nella maxi ASL Toscana Nord Ovest, su Massa Carrara operava ATI CNS – Televita spa; a Pisa e Lucca ATI CIS, Coop Nuovi Orizzonti e Coop di Facchinaggio Luigi Morelli; e nel livornese ATI Elettronica Bio Medicale, Coop Nuovo Futuro e Telecom Italia spa. Stesso scenario su Grosseto e Siena mentre nella Toscana centrale – Prato, Pistoia, Firenze – l’affidamento avvenne a seguito di un ricorso al TAR vinto nel 2016 dalla ATI Consorzio EvolveDeloitte Finance Process Solutions. Ebbene dopo solo un anno di affidamento legato alla macro ASL Toscana Centro questa realtà anomala – composta da due società di consulenza, una delle quali casualmente guidata da un noto esponente del Partito Democratico fiorentinoè diventata affidataria di questo servizio su base regionale fino al 2020, senza alcuna gara.

Ce l’ha fatta con ‘trucchetto’ amministrativo: dopo il ricorso vinto siglò un Accordo Quadro con la ASL Toscana Centro. le altre due macro ASL, Nord Ovest e Sud Est, hanno chiesto e ottenuto da ESTAR di aderire a quell’Accordo Quadro. L’ok di ESTAR è arrivato il 21 giugno e per le altre ATI che stavano gestendo il servizio nelle ex ASL, in forza di gare vinte, c’è solo il magro contentino di piccole proroghe fino a fine estate. Tutto scritto nella determina n.1055 del direttore di area divisione servizi, beni economali e arredi di ESTAR, datata 30 giugno 2017

Questo ‘trucchetto’ sembrerebbe replicato anche per il call center per la prenotazione specialistica ambulatoriale e per le informazioni sanitarie, con l’Accordo Quadro stipulato il 1 giugno 2017 con la ditta S.D.S. srl per ora sulla sola Area Metropolitana Fiorentina. Le altre seguiranno con stesso sistema?

Ma come fanno degli amministrativi a fare tutto questo senza che la politica dica niente? E’ esattamente il contrario, è la politica che ha creato le condizioni per tutto questo.

Con la delibera n.521 del 15 maggio scorso la giunta Rossi-PD ha approvato gli “indirizzi per la definizione di modelli operativi aziendali di gestione dei servizi di Front Office” impegnando le Aziende Sanitarie regionali – tre per la riforma Rossi-Saccardi – a presentare entro il 30 maggio (quindici giorni dopo) progetti “relativi allo sviluppo di un modello operativo di gestione dei servizi di front office aziendali” per superare “l’attuale modello di call center”. E così ecco fatto: il 21 giugno è arrivata la nomina del Collegio Tecnico per elaborare il capitolato necessario alla gara unica regionale per i servizi di Front Office. La aspettiamo, sempre che il modello Accordo Quadro non arrivi prima.

Per i lavoratori di tutte queste realtà, soprattutto cooperative, che hanno fatto finora da stampella alla sanità pubblica non sembra esserci alcuna tutela. Nessun accordo pare citare la clausola sociale quindi la necessità di assumere questi lavoratori a prescindere da chi vinca la gara unica.

La nostra preoccupazione è per la loro sorte.

Ci auguriamo che definitivamente smettano di credere a quella politica cui pensavamo magari di dovere un posto di lavoro, quando nei fatti erano loro ad assicurarle una credibilità garantendo un servizio pubblico con condizioni inferiori a quelle dei dipendenti pubblici. Per questo rilanciamo la nostra battaglia sul tema: l’internalizzazione di questi servizi sensibili che solo sulla carta si possono chiamare non sanitari.

ANDREA QUARTINI

RECUPERO CREDITI REGIONALE AFFIDATO A RISCOSSIONE SICILIA SPA. PD-ROSSI CI SPIEGHINO PERCHÉ

Dal 1 luglio la riscossione coattiva delle entrate regionali toscane è gestita da due soggetti: Agenzia delle Entrate – Riscossione e Riscossione Sicilia spa. Un’anomalia non banale. Quest’ultima è infatti la società che finora svolgeva tale compito, non benissimo, per la sola Sicilia e qualche mese fa stava per finire in liquidazione per decisione proprio del suo principale azionista cioè la Regione Sicilia. Perché la giunta PD-Rossi ha deciso di affidarle parte del recupero crediti regionale?

E’ tutto scritto nella delibera 644 del 19 giugno 2017, resa pubblica nei giorni scorsi dalla giunta regionale toscana. Senza alcuna giustificazione per la scelta, la Regione affida il recupero delle entrate toscane – partecipate incluse – ad una società che per bocca del suo CEO ha dichiarato in Commissione Antimafia di non essere riuscita a riscuotere 52 miliardi di euro.

Se proprio la Regione voleva scegliere qualcuno da affiancare alla nuova Equitalia, questo è ‘Agenzia delle Entrate – Riscossione’, tutto porta a credere che non abbia preso l’azienda migliore.

A questo punto ci viene il dubbio che esista un qualche accordo, non pubblico, che abbia determinato questo atto: un modo di assicurare delle entrate certe per una società – Riscossione Sicilia spa – che tra l’altro ci risulta abbia in ponte di far confluire personale e funzioni proprio ad Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Un favore al Presidente Crocetta in difficoltà?

A quando il favore ai toscani con l’internalizzazione di questo servizio, come chiedevamo più di un anno fa con un atto bocciato dal PD?

GABRIELE BIANCHI

PD-ROSSI CON UNA MANO DA’ E CON L’ALTRA LEVA. CAMBIA REGOLAMENTO PER PERMETTERE PERDURARE CASO STECCAIA

Con senso di responsabilità ieri abbiamo approvato la generica risoluzione del Partito Democratico sulla crisi idrica. Peccato che il duo PD-Rossi si sia confermato irresponsabile bocciando le nostre proposte a riguardo tra le quali quelle dedicate al caso Steccaia: accogliere la richiesta di ASA di aumentare la capacità di emungimento dei due pozzi in zona Steccaia, per passare da 900mila metri cubi/anno all’obiettivo necessario di 1.570.000; adoperarsi per rendere esecutivo il piano di investimenti predisposto da ASA e condiviso coi sindaci del territorio e sollecitare Solvay all’ottemperamento della delibera 40, incluso il finanziamento di 4,6 milioni dovuto ad ASA spa.

Ma quanto abbiamo scoperto leggendola delibera di Giunta 673 del 19 giugno 2017 ci ha lasciato ancor più sbigottiti: mentre prima di questa data la Regione era ancora schierata dalla parte dei cittadini nello storico contenzioso con Solvay per la sottrazione di acque potabili operata dall’azienda, oggetto del suo terzo ricorso al TAR, il duo PD-Rossi riusciva nell’ennesimo miracolo al contrario, trovando l’escamotage per evitarle ogni problema.

Con la modifica ad un regolamento approvato un anno fa, all’art. 4 la giunta regionale ha previsto che una qualsiasi azienda possa usare l’acqua pubblica, quindi potabile, semplicemente autocertificando che per lei è economicamente svantaggioso prenderla da altre fonti di approvvigionamento, quali ad esempio un depuratore. Tradotto per i non addetti ai lavori: Solvay non dovrebbe più dimostrare “con idonea documentazione economico finanziaria” analizzata “dal settore competente” regionale che per lei usare l’acqua del depuratore Aretusa non è sostenibile, bastesterebbe che lo autodichiari con una perizia firmata da un professionista.

Praticamente con una mano la Regione ha dato ai cittadini l’illusione di garantire il loro diritto ad avere per primi l’acqua potabile e con l’altra ci sembra aver trovato il modo di facilitare Solvay nel continuare a poterlo calpestare, usufruendo al posto loro di questa risorsa vitale nonostante la siccità.

Vedremo martedì in Commissione se questa nostra interpretazione è o meno corretta. Restano comunque i fatti al netto delle chiacchiere: il PD poteva votare la nostra mozione e non l’ha fatto, poteva tenere il regolamento com’era e invece l’ha cambiato in questa direzione sospetta. Quando si dice governanti con la schiena dritta …

SACCARDI ‘PROROGA A KEDRION PERCHE’ NESSUN ALTRO POTEVA GARANTIRE SERVIZIO’. E COME HA FATTO A SAPERLO SENZA FARE UNA GARA?

Arrivata la risposta della giunta regionale alla nostra interrogazione sulla convenzione in essere tra Regione Toscana e Kedrion spa, società legata al senatore PD Marcucci.

Una società legata al senatore PD Andrea Marcucci, la Kedrion spa, continua ad erogare un servizio in proroga grazie al fatto che la Regione Toscana guidata dallo stesso partito di Marcucci non fa la gara di affidamento di quel servizio. Oggi sappiamo anche il perché. Ce lo spiega nella risposta alla nostra interrogazione Stefania Saccardi, collega di partito di Marcucci e assessora alla sanità regionale: alla data di scadenza della convenzione, 30 aprile 2017, “nessun altro soggetto” era “in condizioni di poter garantire l’esecuzione del servizio senza alcuna soluzione di continuità”.

E come ha fatto l’assessora a saperlo senza fare una gara? Ha mandato una mail ai concorrenti e gli hanno risposto “no non ci interessa”?

Ricordiamo ai cittadini di cosa stiamo parlando: dall’agosto 2016 la Regione Toscana è capofila di PLANET, raggruppamento che la vede accanto a Campania, Lazio, Marche e Ispettorato generale della Sanità Militare, nato per realizzare una gara su un tema molto particolare “l’acquisizione del servizio relativo al ritiro del plasma prodotto dalle strutture trasfusionali delle regioni aderenti e produzione, stoccaggio, consegna di farmaci plasma derivati e gestione attività successive”.

La proroga di questo servizio arriva grazie ad una legge 219/2005 cucita su misura che realizzò un cortocircuito istituzionale. Kedrion forniva i servizi sul plasma dal 1998, tramite un Accordo Interregionale (AIP) che coinvolgeva 10 regioni tra le quali la Toscana. Vinse un primo appalto di due anni, poi rinnovato per altri due e nel 2002 Kedrion spa si tenne il business quale unico partecipante alla gara indetta dall’allora capofila: la Regione Veneto. Questo grazie al fatto che fino al 30 giugno 2016 il Governo si era “dimenticato” un decreto attuativo.

Purtroppo per i cittadini però da quel 30 giugno 2016 tutto è rimasto nei fatti uguale. Il Centro Nazionale Sangue ha sì indicato i criteri per la definizione ottimale delle aggregazioni fra regioni, creando le condizioni per far indire la gara di assegnazione alla Toscana e agli altri soggetti di PLANET (con Campania, Lazio, Marche e Ispettorato generale della Sanità militare), ma la Toscana la gara non l’ha fatta e ha prorogato il servizio. Un evidente vantaggio per Kedrion.

Saccardi ci scrive che per la gara sono alla “fase di chiusura del capitolato da parte del collegio tecnico”. Grave che dal 30 giugno dell’anno scorso non siano stati in grado di definirlo. È solo un puro caso che a beneficiarne sia stata un’azienda legata al senatore Marcucci, dotato di una grande fortuna imprenditoriale.

ANDREA QUARTINI

AUTONOMIA SCOLASTICA E’ TEMA CRUCIALE PER TUTELA DIRITTO ALLO STUDIO

Si stanno avviando in tutta la Toscana i Tavoli di lavoro per il Dimensionamento della Rete scolastica e la Programmazione dell’Offerta formativa per il prossimo anno scolastico. Stiamo seguendo con cura la parte di questi lavori dedicata al tema dell’autonomia scolastica. Un tema cruciale per garantire il diritto allo studio al pari della soluzione di quell’emergenza edilizia scolastica che abbiamo portato in Consiglio regionale costringendo il duo PD-Rossi a superare la vergognosa situazione di zero fondi dedicati nel Programma di sviluppo regionale approvato.

Rispetto alla Provincia di Massa Carrara, dopo aver contribuito a scongiurare il problema sul Pacinotti di Fivizzano e il Classico di Aulla, abbiamo saputo che è riemerso lo scenario peggiore per il liceo Fermi di Massa e il liceo Marconi di Carrara. Attendiamo di conoscere dal Tavolo convocato per la prossima settimana se queste indiscrezioni corrispondono al vero.

Di certo da qui a novembre, quando la situazione sarà portata a livello regionale, avremo elaborato un piano per modificare l’attuale quadro delle autonomie: non è pensabile che mentre si tollerano maxi istituti comprensivi da duemila alunni, più del doppio del tetto massimo dell’autonomia, si tenga un atteggiamento rigido e inflessibile sul tetto minimo di 600 studenti medi su base triennale, con la sola eccezione delle comunità montane e insulari.

Più che della ragioneria spiccia fatta dai partiti, dal PD fino a Forza italia, questo paese e questa regione hanno bisogno di un governo nazionale e regionale che investa sul capitale più importante: l’istruzione dei nostri giovani.

A livello nazionale il nostro programma è l’unico a parlare di alzare la spesa pubblica per l’istruzione dal 7,9% attuale al 10,2% della media europea. Un modo per avere edifici più sicuri, spazi adeguati e un’offerta formativa più ampia per classi di studenti col numero massimo di 22. Un programma che anche a livello regionale stiamo già cercando di declinare ricordando al PD che serve un atteggiamento serio e aperto sul tema autonomie scolastiche e fondi dedicati fissi per risolvere l’emergenza edilizia scolastica.

IRENE GALLETTI
GIACOMO GIANNARELLI

ANIMALI D’AFFEZIONE SUI BUS, APPROVATA LEGGE M5S. SERVIZIO PUBBLICO MIGLIORE CON NORMA DI CIVILTA’

È passata all’unanimità in Consiglio regionale la nostra proposta di legge per l’accesso degli animali d’affezione sugli autobus del servizio pubblico toscano. Entro marzo 2018 dovranno essere armonizzati tutti i regolamenti dei gestori TPL operanti in Toscana per garantire un’omogeneità di trattamento oggi assente tra i territori.

Siamo felici dell’unanimità del voto su questa piccola legge di civiltà e buon senso. Ci voleva il Movimento 5 Stelle per presentarla e raccogliere il primo voto unanime su una proposta di legge di questa consiliatura. Ennesima dimostrazione di quanto siamo una forza di governo capace di migliorare la legislazione e quindi la vita dei cittadini toscani.

I cittadini potranno finalmente portare sui bus il proprio animale d’affezione secondo poche regole emerse dal lavoro di commissione: i cani dovranno essere tenuti al guinzaglio e con la museruola o in alternativa, come gli altri animali d’affezione, in trasportino o gabbiette. Saranno i padroni ad assicurare che gli animali non sporchino la vettura e non disturbino gli altri passeggeri dell’autobus. Né più né meno di quanto già fanno in strada.

IRENE GALLETTI