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REGIONE RISPONDA SU CAVA PATERNO. MESSA IN SICUREZZA DOVEROSA QUANTO VERITÀ SU RESPONSABILITÀ POLITICHE

Abbiamo portato il caso Cava Paterno in Consiglio regionale con una interrogazione.

“Chi inquina paga” è principio normativo, ma a Cava Paterno hanno inquinato i privati, alcune persone sono morte forse per le esalazioni di quel sito, e a pagare il conto è lo Stato.

Giusto mettere in sicurezza il sito quanto prima a tutela della salute pubblica – dato che Università di Pisa e ARPAT definirono anche un pericolo radioattività per lavoratori e residenti nei pressi del sito – anche se servono a poco i 150mila euro regionali dati due anni fa se non arriveranno i 5 milioni chiesti al Ministero. Ma la gestione amministrativa del presente non può diventare pietra tombale dell’accertamento delle responsabilità politiche su questo buco nero del traffico illecito di rifiuti che ha macchiato la Toscana, coinvolgendo società pubbliche e private del sistema regionale, fino a includere nel quadro il coinvolgimento della malavita organizzata.

Tra il 1999 e il 2000 ARPAT dichiarò che a Cava Paterno c’erano “smarino proveniente dai lavori dell’Alta Velocità ed altri fanghi sempre connessi con quei lavori”, materiali solo parzialmente bonificati. Eppure il 17 dicembre 2012 le Province di Firenze, Prato e Pistoia inserirono “l’impianto” nel Piano Interprovinciale dei rifiuti, ufficialmente per “smaltire amianto”.

Un atto arrivato nonostante la battaglia pluriennale del consigliere comunale Stefano Chemeri, successivamente deceduto insieme alla moglie per tumore, che invano denunciò esalazioni tossiche dal sito e in un esposto arrivò persino ad attribuire l’assenza di verifiche puntuali da parte delle istituzioni ad interessi di gruppi societari “privati e pubblici legati al Partito dei Democratici di Sinistra”.

La prima ispezione all’impianto dopo il suo inserimento in un quadro di interesse pubblico – il Piano Interprovinciale – arrivò l’8 luglio 2013. ARPAT e Corpo Forestale dello Stato confermarono i rilievi di Chemeri e del resto della cittadinanza preoccupata: ‘1300 sacchi di polverino 500 mesh’ proveniente da una ‘ditta della Provincia di Massa Carrara’, un capannone di 4000mq con ‘vario materiale non identificato’ e uno ‘stato di degrado dell’area’ dove dichiararono di ‘non poter escludere la presenza anche di manufatti interrati e di zone impermeabilizzate’. Proprio ieri la Direzione Distrettuale Antimafia di Genova ha disposto 7 avvisi di conclusione dell’indagine sui sacchi di polverino mesh – che nel tempo portò al sequestro di tutti i siti di provenienza o utilizzo del materiale trovato in quei 1300 big bag – e due di questi avvisi hanno raggiunto gli ex proprietari della discarica (Lanciotto e Tullia Ottaviani), già condannati dal Tribunale di Firenze il 24 novembre socrso per la mancata bonifica e messa in sicurezza del sito.

Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura sul quadro penale di questa storia, incluso il rapporto tra la società di Ottaviani e Giovanni Gugliotta – imprenditore che secondo gli inquirenti sarebbe stato raccordo tra la prima e alcuni clan camorristici – ma riteniamo che ai cittadini debba interessare anche l’incredibile zona grigia pubblica raccontata da questa storia.

Nel 2010 entra nella vicenda Cava Paterno una società con anche capitale pubblico che acquisì il sito e pagò in larga parte i debiti dell’impresa dei Tulliani: la Produrre Pulito spa. Questa società era partecipata dal Comune di Sesto Fiorentino e da altri soci privati tra i quali già la STA spa. Nel 2013 la compagine cambiò con l’ingresso al 22,32% di CONSIAG spa – partecipata da 23 comuni della Provincia di Firenze – e soprattutto di INFRA al 52,13%, di proprietà di Cooplat e della stessa STA spa. In quest’ultima, simil scatole cinesi, ci sono diverse ‘società di sistema’ toscane: una holding di Unieco e Castelnuovese, Banca Etruria (9,5%), Monte Paschi di Siena (12,15%) e di nuovo Cooplat al 9,5%. STA spa è talmente società di sistema che la ritroviamo in quella SEI Toscana, gestore unico dei rifiuti ATO Toscana sud, finito nella maxi inchiesta penale sulla gara del servizio, per il quale ieri l’ANAC ha chiesto la proroga del commissariamento di altri 9 mesi.

Ebbene proprio questa società nel 2016 ha acquisito il 100% della Produrre Pulito spa, referente per Cava Paterno.

Tutto lascerebbe pensare al muoversi di un sistema, quello toscano appunto, rispetto a quella che si è dimostrata essere una bomba ecologica a danno della salute dei cittadini.

Il minimo a questo punto è avere risposta dalla giunta regionale sui punti cardine di questa storia: perché la Regione non ha presentato denuncia alle autorità davanti a questo quadro noto dal 1999 e perché Cava Paterno fu inserita come discarica di rifiuti urbani nel Piano interprovinciale dei rifiuti, restandovi nonostante i rilievi di ARPAT. Infine chiediamo a Rossi e PD uno sforzo di onestà intellettuale: ci dicano cosa sanno sul coinvolgimento di queste aziende di sistema regionali in un investimento quantomeno discutibile.

E visto che il principio normativo è “chi inquina paga”, ci spieghino infine se, finita la bonifica, sarà attivata un’azione di rivalsa verso la proprietà privata responsabile della contaminazione.

GIACOMO GIANNARELLI
GABRIELE BIANCHI

RADDOPPIO LUCCA-PISTOIA. CONTAMINAZIONE STORICA A PIEVE A NIEVOLE, AVEVANO RAGIONE I CITTADINI

In un’area del cantiere del raddoppio ferroviario Pistoia – Lucca, nel Comune di Pieve a Nievole, c’è una contaminazione storica. Secondo la società CEMES spa, titolare dell’appalto, si tratterebbe di materiali di demolizione di varia natura presenti nel sottosuolo di ‘tre aree in prossimità delle ex Officine Minetti’. Lo scrive la giunta regionale nella risposta ad una nostra interrogazione protocollata due mesi fa, su input dei cittadini.

Nessuna conferma sul prelievo ASL di campioni dal “fosso Nievolina” né, scrivono le assessore Fratoni e Saccardi, della bomba di 40 cm della seconda guerra mondiale che sarebbe stata fatta esplodere l’11 aprile scorso.

Eppure, su quest’ultimo punto ci incuriosisce che l’allegato alla risposta (la nota firmata dal Direttore del Dipartimento Prevenzione dell’ASL Toscana Centro) sembrerebbe contraddire le due esponenti della giunta PD-Rossi, quando segnala che “La CEMES […] ha sospeso “attività di bonifica bellica” nell’area interessata”. Ma come? Una pagina sopra Fratoni certifica che il suo Assessorato non ha rilevato elementi per confermare la veridicità” della notizia e poi nell’allegato la ASL ci dice che l’azienda ha sospeso la bonifica bellica?

Attendiamo in sede di Conferenza dei Servizi i risultati sugli inquinanti rinvenuti a Pieve a Nievole e speriamo che quella di CEMES spa non sia stata una valutazione approssimativa od ottimista.

Rileviamo comunque che PD e Rossi insistono con un atteggiamento ambiguo sul raddoppio Pistoia Lucca. Leggendo l’ultimo documento di programmazione il tratto di Montecatini resta infatti a binario unico. Ecco perché il 12 aprile ci bocciarono la richiesta di almeno due progetti alternativi e l’attivazione del Tavolo tecnico promesso.

La Regione a guida PD – Rossi continua a dimostrare di avere difficoltà di concertazione con RFI a tutela dei cittadini.

GIACOMO GIANNARELLI

22 MILIONI PERSI NEL CREAF E … REGIONE RILANCIA CON ALTRI TRE!

Dopo quanto sta avvenendo sul CREAF c’è ancora qualche cittadino toscano che crede nella buona fede del Partito Democratico e di Enrico Rossi?

Nel novembre 2015 Ciuoffo ci rispose in aula che si era “ad un passo dall’avvio delle attività” del CREAF. Poi il fallimento e la richiesta di riprenderci almeno 11 dei ventidue milioni di fondi pubblici sperperati in quel pozzo senza fondo. Poteva fermarsi lì ma il nostro “Fassino” toscano, profeta al contrario, è andato oltre: come un pokerista incallito, davanti al tracollo del CREAF non si ritira ‘dalla mano’ ma ‘rilancia’ coi soldi nostri.

L’assessore regionale Ciuffo guidava l’urbanistica del Comune di Prato negli anni in cui si chiudeva il Protocollo d’intesa tra l’ente, la Provincia di Prato e la Regione proprio su questo progetto. E a 12 anni da quell’intesa gli esiti sono stati oggettivamente disastrosi. In qualsiasi altro paese europeo le figure politiche coinvolte in questo scempio – da Rossi fino a Biffoni – si sarebbero dimesse con tanto di scuse ufficiali ai cittadini, per primi i pratesi che da soli ci hanno rimesso 900 euro a testa. E invece ecco la sfrontatezza della giunta PD-Rossi: rilancia con 3 milioni pubblici da investire sempre nel progetto “Centro per la ricerca e l’alta formazione a servizio del distretto tessile pratese” e per fare cosa? Ricomprarsi l’immobile CREAF che è andato all’asta.

A questo punto ci viene il dubbio che in quello stabile di Via Galcianese ci sia qualche miniera d’oro sotterranea che finora conoscono solo gli esponenti PD. Altrimenti non c’è logica in grado di giustificare passato, presente e futuro preventivato dalla giunta regionale su quell’immobile.

Lo stabile di Via Galcianese veniva valutato 20 milioni nei bilanci della società in fallimento, ora con l’asta pare arrivi sì e no a 7 milioni. Praticamente la Regione vorrebbe autodichiarare la sovrastima riprendendolo per un valore addirittura inferiore a quello pagato dodici anni fa da CREAF per acquistarne la proprietà. Una mossa che, bene ricordarlo, avvenne ad un anno dall’asta attraverso la quale la privata Viscotex se l’era preso per una cifra inferiore di ben 3 milioni di euro.

E’ un dovere di buona e corretta amministrazione far chiarezza sugli ultimi atti della giunta PD-Rossi in relazione al CREAF: la decisione 16 del 3 aprile 2017 e l’ultima variazione di bilancio in approvazione in questi giorni, quella degli altri 3 milioni nel pozzo senza fondo del CREAF. Uno scempio reso ancora più grave dal fatto che mentre PD e Rossi trovano 3 milioni da buttare nel CREAF scrivono nero su bianco di voler ritardare al 2018 ogni misura di sostegno al reddito delle centinaia di migliaia di toscani in povertà assoluta.

GABRIELE BIANCHI

12 MILA ECOGRAFIE E 1500 RISONANZE AI PRIVATI QUANDO MACCHINARI ASL NON USATI A PIENO REGIME?

L’ASL Toscana Nord Ovest ha deciso di far fare ai privati 12 mila ecografie e 1500 risonanze magnetiche. Spesa prevista annuale: 800mila euro. Il tutto con i macchinari a disposizione del servizio pubblico fermi dopo 6 ore giornaliere d’uso. Ammettiamo che in quest’epoca da fine impero PD e Rossi stanno veramente raggiungendo vette di originalità nello sperpero del denaro pubblico, ma a Saccardi servirà più dell’estro retorico per giustificarci in aula questa scelta.

Studi di Health Technology Assessment (HTA) dimostrano che esternalizzare è più costoso che assumere personale dedicato, peraltro favorendo l’occupazione. La scienza ci assiste quindi nel definire irrazionali e irragionevoli le scelte di privilegiare il privato rispetto al pubblico, in ambito sanitario.

Del resto nel caso specifico dell’ASL Toscana Nord Ovest le stesse organizzazioni sindacali hanno dichiarato la disponibilità degli operatori sanitari a raddoppiare l’orario di prestazione, passando dalle 6 ore giornaliere a 12 o più, includendo anche l’estensione a sei o sette giornali a settimana.

Solo al duo PD – Rossi poteva venire in mente in questo quadro di tirar fuori dal cilindro il maxi regalo da quasi un milione di euro l’anno ai privati che offrono diagnostica per immagini. Scelta da fine impero appunto, che dobbiamo fermare con una mobilitazione immediata della cittadinanza.

ANDREA QUARTINI

SETTANTASETTE INCENDI IERI MA IN TOSCANA UN VIGILE DEL FUOCO OGNI 14.526 ABITANTI. REGIONE PREMA IL PARLAMENTO SU RISOLUZIONE ‘FIANO’

I settantasette incendi di ieri dimostrano quanto abbiamo bisogno dei Vigili del Fuoco. Peccato che in Toscana ne abbiamo uno ogni 14.526 abitanti, quattordici volte meno della media europea, e nei capoluoghi di provincia è persino difficile arrivare a due squadre operative al completo.

Questo è il frutto di anni di smantellamento del corpo nazionale, vessato da turni massacranti e stipendi inadeguati, uniti ad un nodo da sempre non sciolto: quello del precariato.

Sono 16mila in Italia i Vigili del Fuoco discontinui, ovvero quelle figure formate che possono lavorare massimo 14 giorni consecutivi e 160 giorni l’anno al servizio delle nostre comunità. Si potrebbero stabilizzare, dando un segnale chiaro ma l’atto di indirizzo sul tema giace da gennaio nei cassetti del Parlamento dopo l’approvazione in Commissione.

La Regione Toscana deve accodarsi a tutte quelle regioni che stanno chiedendo con forza di rendere operativo questo atto, la cosiddetta “risoluzione Fiano”, per la stabilizzazione dei Vigili del Fuoco precari.

Auspichiamo condivisione martedì in aula su questa mozione.

GABRIELE BIANCHI
IRENE GALLETTI

PD DICE NO ALLA MORATORIA SU FORNI CREMATORI. EPPURE PIT CHIARO: NON NE SERVONO ALTRI

Il Consiglio Regionale ha bocciato la nostra proposta di una moratoria su nuovi impianti di cremazione fino all’approvazione del nuovo Piano regionale di coordinamento.

Probabilmente il Partito Democratico vuole altri forni crematori in Toscana benché il PIT che ha votato nel 2015 indicasse i nove presenti come sufficienti a soddisfare una domanda che nella nostra regione è ferma al 10,7%. Una scelta irresponsabile, anche perché con queste premesse normative e senza il Piano Regionale di coordinamento dei crematori ci chiediamo su quali basi si stanno autorizzando o si autorizzeranno nuovi impianti.

Il malgoverno PD su questo tema genera situazioni di conflitto con la popolazione, preoccupata dall’impatto inquinante di questi impianti. E il voto dei Consiglieri regionali del Partito Democratico non farà che acutizzare questa situazione. Lo vedo in prima persona nella città in cui vivo, Carrara, che ha un impianto recentemente autorizzato dalla Regione senza appunto un quadro normativo tale da giustificare l’operazione. I cittadini di Avenza, prossimi a questo forno crematorio sono giustamente preoccupati, al pari di quelli di Prato o Pistoia legati ad iniziative simili operate da amministrazioni del Partito Democratico.

E dire che una soluzione ci sarebbe, ma il PD e il resto dei partiti in Consiglio regionale la bocciarono proprio un anno fa: avevamo proposto di puntare sulla cremazione a freddo, tecnica usata nel nord Europa capace di annullare impatto ambientale e sanitario. Una scelta talmente efficiente, sostenibile e avanzata da non poter incontrare il voto favorevole di forze politiche vecchie dentro come PD, affini e partiti di pseudo opposizione. Lo faremo noi quando i toscani ci daranno la maggioranza alle prossime elezioni.

GIACOMO GIANNARELLI

RESTITUTION DAY: 120 MILA EURO PER METTERE IN SICUREZZA SCUOLE O ASILI. ECCO COME CHIEDERLI

Secondo Restitution day toscano oggi a Firenze. Abbiamo lanciato l’iniziativa per assegnare all’edilizia scolastica 120 mila euro tagliati dalle nostro indennità e dai rimborsi non rendicontati, quindi eccedenti rispetto al metodo M5S. Erano con noi oggi per questo Restitution Day Luigi Di Maio e Francesco De Pasquale, candidato sindaco M5S per Carrara.

Come saprete nel Movimento 5 Stelle esiste un metodo di gestione delle indennità e dei rimborsi che le regioni erogano in favore dei consiglieri regionali. Di quanto ci viene dato ogni mese, noi tratteniamo solo 5mila euro lorde e i rimborsi di mandato effettivamente giustificati con scontrini e fatture. Un tempo trovavate questi scontrini sul nostro sito web movimento5stelletoscana.it, ora li trovate sul sito nazionale M5S Tirendiconto.it.

Ricorderete forse il nostro primo Restitution day toscano: 100 defibrillatori donati 10 per provincia ad associazioni, società sportive, comuni dove mancava questo prezioso salvavita. Abbiamo girato la toscana in lungo e in largo per le consegne ed è stata un’iniziativa che ci vede orgogliosi.

In un anno da allora abbiamo messo da parte altri 120mila euro e il 4 maggio abbiamo chiesto agli iscritti M5S toscani di decidere dove destinarli tra cinque priorità la nostra restituzione: le priorità erano edilizia scolastica, manutenzione strade provinciali, assegni di ricerca universitari, tutela e valorizzazione beni monumentali e fondo per l’autorità per la partecipazione. I duemila iscritti toscani che hanno partecipato alla consultazione hanno scelto di aiutare coi nostri 120mila l’edilizia scolastica.

L’80% delle scuole toscane non rispetta le norme antisismiche, circa la metà degli istituti è senza certificazione antincendio e ancora oggi in alcune zone della regione – come Aulla – gli studenti fanno lezione nei container. Abbiamo istituti dove non si possono sbattere le porte perché altrimenti l’amianto si disperde nell’aria e strutture dove studenti, docenti e personale ATA convivono con transenne e aree inagibili. Ho realizzato personalmente decine e decine di sopralluoghi nelle strutture toscane e come Movimento 5 Stelle abbiamo ottenuto un’importante vittoria politica nel riconoscimento dell’edilizia scolastica come priorità regionale. Purtroppo ad oggi ancora rimasto perlopiù disatteso. Le scuole hanno bisogno di fondi, il PD nel PRS assegna ZERO EURO a questa priorità e i 120 mila euro della nostra prossima restituzione potranno essere senz’altro di aiuto.

Il giorno dopo il voto online dei nostri iscritti ci siamo attivati per dare attuazione al mandato di assegnare questi 120mila euro all’emergenza edilizia scolastica. Abbiamo contattato telefonicamente tutte le Province toscane, parlando più volte con i responsabili sul tema. Inizialmente tutti si sono detti interessati, ma poi ci hanno messo “in attesa” di una risposta ufficiale che a quasi due mesi di distanza non è mai arrivata. A questo punto siccome siamo qui per risolvere i problemi e non ci fermerà di certo l’eterno dilemma del decidere di chi siede su uno scranno istituzionale, lanciamo la nostra chiamata pubblica direttamente ai dirigenti scolastici. Da oggi tutti i dirigenti scolastici potranno entrare sul nostro sito web, cliccare sulla pagina apposita dedicata al RESTITUTION OBIETTIVO SCUOLA SICURA e dichiarare, insieme ai propri dati di contatto, la necessità per la propria scuola di ricevere il contributo per un intervento di edilizia scolastica. Raccoglieremo le richieste fino al 20 agosto 2017 e poi procederemo con la scelta.

Auspichiamo ampia adesione e chiediamo ai dirigenti scolastici di evitare discriminazioni poco sensate. Abbiamo dimostrato durante il primo Restitution che non ci interessa la pubblicità. Dove portavamo il defibrillatore e qualcuno storceva il naso per il simbolo M5S lo abbiamo addirittura coperto. Pensino ai nostri studenti e alle nostre studentesse, ai docenti, al personale amministrativo. Questi 120mila euro possono rendere più sicuro l’ambiente dove studiano e questa deve essere la priorità per un dirigente scolastico. Secondo una dichiarazione del vice sindaco di Firenze nella provincia di Firenze ci sono 106 scuole con presenza di amianto (di cui 11 nella sola città di Firenze ). Ci auguriamo di vedere manifestazioni di interesse da parte di chi dirige queste strutture.

 

MOVIMENTO 5 STELLE TOSCANA

AZIENDA DELL’AMICO DI RENZI VINCE GARA REGIONALE CON RIBASSO DEL 50%. IN EMILIA ROMAGNA AVEVA PROPOSTO 5 VOLTE TANTO

La Regione Toscana per decenni ha portato avanti una politica assurda a livello di sistemi informatici del sistema trasfusionale: ne aveva 4 diversi gestiti da altrettanti fornitori, con un assetto organizzativo in divenire. Nel 2012 la Giunta fece una delibera: sistema unico entro tre mesi. Peccato che i professionisti della politica ci abbiano messo 4 anni per fare la gara e chi l’ha vinta? Dedalus spa l’azienda guidata da Giorgio Moretti.

AMICO DI RENZI
Al di là delle doti imprenditoriali di Moretti e quindi del puro caso per il quale un amico di Renzisuo finanziatore, ex Presidente della municipalizzata dei rifiuti fiorentini Quadrifoglio spa, oggi sotto inchiesta per gestione illecita di rifiuti e violazione delle norme sulla loro tracciabilità e pure presidente di Q-Thermo (la società che vuol fare l’inceneritore di Firenze) – vince la gara sul gestore unico regionale, ci hanno incuriosito alcuni aspetti di questa “competizione”.

RIBASSO DEL 50%
Pensate che la base di gara era 2,6 milioni di euro, meno della metà di quella per il servizio analogo offerto all’Emilia Romagna sempre da una controllata di Dedalus spa, nonostante i due sistemi trasfusionali si somiglino. Una condizione svantaggiosa che non ha abbattuto l’infinita generosità di Dedalus spa, che è arrivata addirittura a fare un ribasso del 50% offrendosi per 1,3 milioni di euro. Una scelta giudicata “anormalmente bassa” da ESTAR – stazione appaltante per la Regione Toscana – che però è servita allo scopo: stracciare l’offerta del concorrente. Come si faccia a fare un servizio così complesso spendendo un quinto di quanto si spende in una situazione simile (Emilia Romagna) lo chiediamo alla giunta PD-Rossi. La qualità è preservata? Ci troveremo ad un nuovo caso Abruzzo con continui “adeguamenti” che rialzeranno la quotazione o semplicemente a Dedalus – per motivi ignoti – è andata bene così?

7 MILIONI DA REGIONE ABRUZZO
Perché questa gara Toscana non viene dal nulla. La storia del rapporto tra Dedalus e le commesse sanitarie regionali è lunga. Nel 2005 la Dedalus spa – in ATI con Telecom – vinse un bando della stazione appaltante della Regione Abruzzo per costruire il fascicolo sanitario digitale alla cifra di 4 milioni d’euro. L’appalto fu giudicato illegittimo ma Dedalus conservò la commessa e negli anni si vide assegnare adeguamenti dello stesso progetto per altre centinaia di migliaia d’euro, fino ad arrivare a circa 7 milioni di euro totali. Peccato che ad ottobre 2014 il Presidente della Regione Abruzzo denunciò che quel fascicolo sanitario digitale sarebbe stato già collaudato sì, ma senza esistere ancora. Pensate che a maggio 2016 il Dipartimento della salute della Regione Abruzzo ha stanziato un altro milione di euro con la promessa che 12 anni dopo l’aggiudicazione il progetto consegni ai cittadini il fascicolo sanitario digitale per settembre 2017.

5,6 MILIONI DA REGIONE EMILIA ROMAGNA
Nel maggio 2016 poi Dedalus, per il tramite della controllata Noemalife spa, ha appunto vinto la gara per gestire il sistema informativo dei servizi trasfusionali delle Aziende sanitarie della Regione Emilia Romagna. Una commessa da 5.600.000 euro arrivata grazie anche ad una curiosa coincidenza: l’offerta economica del concorrente era inferiore di 1 euro, pensate un po’ che stranezza.

IL SOFTWARE GIRERÀ SU MACCHINE VECCHIE?
Ma i dubbi sulla gara regionale vanno oltre ai minimi ribassi e a strani scenari “interregionali” di opportunità aziendale offerta dalla politica. Da una nostra precedente interrogazione abbiamo scoperto che il 70% del pc in forza al sistema sanitario toscano usa Windows Xp, un sistema operativo non più aggiornabile, su hardware e server mail che non possono adattarsi alle specifiche tecniche di questo nuovo software gestionale che Dedalus dovrebbe offrire. Siamo a livello di chi ti dice di poter far girare l’ultimo Pro Evolution Soccer in un PC fermo a 10 anni fa.

A questo punto più che di dubbi parliamo di certezze: in informatica o hai la macchina giusta per certi programmi o la devi cambiare. Se questa è la situazione come farà Dedalus a far girare il suo sistema?

PROBLEMA FORMAZIONE
E dulcis in fundo – aggiunge Quartini – abbiamo il problema formazione: tutto questo nuovo sistema lo dovrai insegnare agli operatori sanitari no? Certo. Ma ESTAR precisa che il tutto si svolgerà in una sola sessione e sede e riguarderà 20 medici, 30 infermieri, 5 amministratori di sistema e 25 persone delle associazioni. Formate loro, dice ESTAR, queste saranno “formatori dei loro colleghi”. Parliamo di percentuali da zero virgola sul totale degli operatori sanitari coinvolti oggi sui gestionali del sistema trasfusionale. Altro che ottimismo, ESTAR è alle previsioni da Mago Telma.

A questo punto vogliamo risposte dalla giunta PD-Rossi. In epoca di vacche magre non vorremmo mai che qualcuno fosse ancora lì a studiare modi di far favore agli amici, in conto ai cittadini.

ANDREA QUARTINI

BASTA PAROLE, SERVONO FATTI: REDDITO DI CITTADINANZA FERMO DA MESI PER OSTRUZIONISMO PD-ROSSI E SU CASE POPOLARI OPERAZIONE VERGOGNOSA

Mentre centinaia di migliaia di toscani vivono in povertà assoluta, PD e Rossi ci fanno sapere per bocca dell’assessora Saccardi che stannopensando a un piano complessivo sulla povertà”. Basta parole, servono fatti. Da cinque mesi la nostra proposta di reddito di cittadinanza è agli atti, unica soluzione immediata al problema, ma PD e Rossi fanno ostruzionismo ritardando la discussione. Devono finire le prese in giro sulla pelle dei cittadini bisognosi.

Lo stesso copione sulle case popolari: c’è un’emergenza chiara perché in Toscana il 97% dei richiedenti aventi diritto non ha l’alloggio e il motivo sono le politiche fallimentari del PD. Nel 2012 sottrassero fondi dedicati per darli al TPL, non ce li hanno più rimessi e adesso vogliono ovviare allo stop BEI sul maxi mutuo da 100 milioni con un’operazione vergognosa: ridurre il numero dei richiedenti abbassando il tetto ISEE per accedere alla casa popolare, da 33 mila a 26 mila. Come dire “siccome non riusciamo a darvi una casa a tutti, facciamo che serve solo a qualcuno di voi”.

Ma dato che non basta questo perché sono solo 21 milioni in tre anni quelli trovati dalla giunta – 9,6 sul 2017, 4 sul 2018 e 7 sul 2019 (incapaci di gestire persino il totale delle emergenze che costerebbe 24,6) – ne hanno inventata un’altra: per mandare via la gente dalle case gli aumentano l’affitto a prescindere dal reddito. Ieri raccoglievamo lo sfogo di vedova con due figli che sono andati via dalla casa dove vive da 40 anni. Prende 600 euro di pensione il mese, quattrocento oggi li dà di affitto e se il duo PD-Rossi andrà avanti sulla linea tracciata questo dovrebbe arrivare a 700 euro. Un modo per costringer questa donna ad abbandonare la casa.

Su povertà ed emergenza abitativa PD e Rossi stanno mostrando la vera faccia del loro governare. Nessun taglio agli sprechi, nessuna taglio serio alla spesa, prima fra tutte quella che finisce nelle tasche di consiglieri e loro partiti, e su chi ha bisogno … “ci stiamo pensando”. A centinaia di migliaia di toscani mancano i soldi per mangiare, per pagare le bollette, a 25 mila famiglie toscane manca un alloggio pur avendone i requisti. C’è poco da pensare, c’è da agire e le nostre proposte continuano a non essere considerate.

ANDREA QUARTINI

STANNO SMANTELLANDO SETTORE MERCI SU ROTAIA. CRISI MERCITALIA RAIL SRL CAMPANELLO D’ALLARME SERIO. REGIONE INTERVENGA E SOLLECITI PARLAMENTO ANCHE SU SICUREZZA

Abbiamo portato in Regione il caso dello smantellamento del settore trasporto merci su rotaia, nei suoi riflessi raccontati dalla crisi Mercitalia Rail srl.

Le mosse successive alla separazione dalla società madre Trenitalia Spa, con la creazione di “Mercitalia Rail”, hanno reso esplicita la linea dello smantellamento del settore trasporto merci su rotaia: il risanamento viene scaricato sul costo lavoro, senza alcun investimento su nuovi locomotori. Si sono persi numeri importanti di addetti e la contrattazione ha penalizzato pesantemente il personale mobile. Siamo vicini a questi lavoratori che sciopereranno anche domani, dopo l’iniziativa dedicata alla sola Mercitalia Rail il 25-26 maggio scorso, e chiediamo alla Giunta di svegliare il Governo in Conferenza Stato Regioni su rilancio del trasporto merci su ferrovia.

Paragonato ai livelli europei il settore è arretrato, con quantità ridicole di merci trasportate e soggetto da anni a continui smantellamenti delle infrastrutture dedicate. Con quale faccia si chiedono sacrifici ai lavoratori quando manca alcuna prospettiva di sviluppo?

La Regione deve intervenire e chiedere per il settore anche un impegno concreto in ottica normativa: servono leggi adeguate a tutela della sicurezza ferroviaria. Tra 14 giorni cadrà l’anniversario della strage di Viareggio e ad oggi non si è fatto niente per prevenire disastri del genere, tranne l’unica cosa che non aveva senso, cioè smantellare il settore.

IRENE GALLETTI