La criminalità organizzata opera facendo affari e riciclando denaro tramite società regolarmente costituite. 44 di queste, in buona parte legate a turismo e commercio, sono state confiscate dallo Stato in Toscana con esiti spesso negativi sul piano occupazionale. Il recente studio di Transcrime (Università Cattolica e Università di Trento) all’interno del progetto PON Sicurezza 2007-2013 ha evidenziato a proposito come un’altissima percentuale di queste imprese, dopo la confisca, arrivi infatti al fallimento lasciando una scia di disoccupazione e costi per le casse pubbliche. Un aspetto cui vogliamo intervenire con un atto al voto nel prossimo consiglio regionale.

Accanto alla confisca, lo Stato ha infatti in mano un ottimo strumento preventivo: l’interdittiva antimafia. Quando un’azienda prende un’interdittiva antimafia l’amministrazione pubblica può interrompere ogni rapporto contrattuale con questa, determinando un problema di stabilità economica all’azienda che tuttavia, può avere al suo interno numerosi dipendenti inconsapevoli ed estranei agli eventuali reati contestati dalla magistratura sulla base dei quali la Prefettura ha appunto emanato il provvedimento interdittivo. Se tuteliamo queste persone, riusciamo nel duplice intento di colpire la criminalità organizzata e toglierle il ricatto lavorativo. Per farlo basterebbe semplicemente operare con questo indirizzo: non lasciar soli questi lavoratori e organizzare dei tavoli di concertazione in corrispondenza di questo tipo di crisi, puntando a cogliere la possibilità o meno del mantenere in piedi l’azienda o, in alternativa, disporre l’amministrazione straordinaria.

Esistono iniziative sindacali in tal senso, ad esempio “Io riattivo il lavoro” e anche il Parlamento sta finalmente discutendo la proposta di legge di iniziativa popolare che ne raccoglie gli elementi fondamentali.

La Toscana può e deve iniziare ad attivarsi. Ad iniziare dal voto del Consiglio regionale di martedì.

GABRIELE BIANCHI

1 COMMENTO

Comments are closed.