E’ arrivata la risposta della giunta regionale alla nostra interrogazione sui disagi legati alla chiusura delle sale d’aspetto nelle stazioni ferroviarie toscane.
La giunta PD-Rossi alza le mani e dichiara la sua impotenza tramite l’assessore Ceccarelli. La Regione, ci scrive, “non ha con Grandi Stazioni, Centostazioni e RFI (le tre società con competenza sulle stazioni ferroviarie toscane ndr) alcun contratto di servizio” e quindi “non può imporre obblighi per il mantenimento delle sale di attesa”. Ci pare assurdo che a chi racconta in giro la correttezza del vivere della professione politica serva avere un potere coercitivo per ottenere un risultato minimo come l’apertura estesa delle sale d’aspetto nelle stazioni ferroviarie per migliaia di pendolari toscani. Senza dimenticare, con l’avvicinarsi dell’inverno, il problema delle persone senza fissa dimora che lì trovano spesso un riparo di sopravvivenza.
Almeno su quest’ultimo punto, scrive l’assessore, è attivo da gennaio un progetto che unisce Regione e Comuni di Livorno, Firenze, Pistoia, Prato e Viareggio: tramite il gestore privato dell’Osservatorio nazionale su Disagio e Solidarietà nelle Stazioni Italiane, nelle stazioni di questi Comuni è previsto lo sviluppo di una prima accoglienza, cui la Regione contribuirà con 250mila euro l’anno.
Ma il problema numericamente più esteso è quello dei pendolari. È intollerabile che nella sola Santa Maria Novella ogni giorno centinaia di lavoratori e studenti toscani siano spesso costretti ad attese in piedi o seduti per terra, con lo smacco di un servizio offerto solo ai clienti AV. E a poco serve sapere che l’assessorato ha cercato di “sensibilizzare” Grandi Stazioni sul problema. La soluzione ci pare ancora lontana.