Sabato abbiamo affittato uno spazio dell’azienda agricola di Suvignano per il nostro terzo incontro formativo ‘Trasparenza e Comitati d’affari nelle Pubbliche Amministrazioni’. Nello spirito della legge sui beni confiscati alla mafia riteniamo doveroso che, dopo 20 anni di gestione giudiziaria Seminara, il progetto di rilancio di questa tenuta da oltre 700 ettari – la più vasta proprietà confiscata alla mafia in Italia – passi dai giovani del territorio. Si attivi un percorso partecipativo, con consultazione online relativa tra gli under 26 dei territori coinvolti – su tutti Monteroni d’Arbia e Murlo, ma anche il resto della Provincia di Siena – e la politica si affidi a questi per dare un futuro a Suvignano.
Il 5 luglio scorso la Regione Toscana ha approvato lo schema di protocollo di intesa con Ministero dell’Agricoltura, Regione e i due Comuni toccati dalla tenuta, Monteroni d’Arbia e Murlo, per l’assegnazione e la gestione dell’azienda agricola di Suvignano. Un primo passo per superare la gestione commissariale cui serve un indirizzo chiaro, ad oggi delegato ai due municipi.
A nostro parere il rilancio di un bene sottratto a Vincenzo Piazza, imprenditore palermitano aderente alla Cosca dell’Uditore strettamente legata al mafioso corleonese Bernardo Provenzano al punto da esserne suo prestanome per molti anni fino a riciclare i denari delle sue attività illecite nelle proprie 46 proprietà poi confiscate, deve passare dallo spirito di emancipazione dei giovani che in quel territorio soffrono un’intollerabile 30,8% di disoccupazione.