320 famiglie solo nei casi di Scandicci, San Miniato e Livorno sono rimaste senza una casa e senza i fondi anticipati per costruirla a causa dello scandalo fallimenti di cooperative edilizie. Il Movimento 5 Stelle accende un faro regionale sulla questione, seguita a livello comunale dai consiglieri M5S dei tre centri toscani citati. La mozione di indirizzo sarà votata nel prossimo Consiglio Regionale.
“L’unico appiglio minimo di tutela per i soci delle cooperative edilizie di fronte al loro fallimento sarebbe il decreto legge 122/2005, ma resta in gran parte disapplicato. La Regione Toscana dovrebbe esigere dal governo misure per evitare l’elusione di questa legge fondamentale, che tutelerebbe quantomeno i denari versati dai soci in anticipo per la realizzazione della loro casa, tramite le fidejussioni obbligatorie. Ma oltre a quest’opera di pressione verso il governo Renzi, possiamo anche creare strumenti di garanzia, come un fondo di tutela dedicato, per limitare il danno subito dalle famiglie che hanno investito in queste operazioni. Ad oggi questi cittadini sono stati truffati, in molti casi da cooperative senza scrupoli” ha dichiarato Enrico Cantone, consigliere regionale M5S e vicepresidente della commissione Toscana Costiera e Arcipelago.
“Le 300 famiglie coinvolte a Scandicci nel fallimento della cooperativa Unica hanno subito anche la richiesta maggioritaria del prezzo di vendita delle case. Sono passati da 140mila euro a 260mila euro per appartamento. Pensate che a Scandicci un signore si è visto passare il terra tetto da 300mila euro a 420mila euro e poiché alla firma del rogito si è opposto è stato buttato fuori dalla cooperativa e a fine marzo la sua abitazione andrà all’asta. Il totale della differenza tra prezzo iniziale e prezzo finale saldato dai soci ammonta a 25 milioni di euro in tutto” ha precisato Fabiana Fulici, consigliera comunale M5S di Scandicci.
“Non dobbiamo trascurare il problema correlato degli oneri di urbanizzazione – ha precisato Edoardo Marchetti, consigliere comunale M5S di Livorno – in molti casi prima sono state costruite le case in aree non servite da infrastrutture cruciali, come le strade, e poi le amministrazioni comunali hanno avviato i lavori per farle, lasciandoli a metà per assenza di fondi. A Livorno l’amministrazione precedente ha addirittura evitato di costruire alcune infrastrutture viarie strategiche per servire aree dove erano stati edificati palazzi. Noi abbiamo invertito la questione: ora a Livorno prima si fanno le opere infrastrutturali e poi si rilasciano eventuali permessi a costruire” ha concluso il Cinque Stelle.