Il Movimento 5 Stelle toscano si scaglia contro la costruzione del nuovo gassificatore di Empoli contestando sia l’opera che il processo partecipativo. La Capogruppo in Consiglio Regionale, Irene Galletti, e il Deputato Andrea Quartini spiegano le ragioni della loro contrarietà.
Quello che sta accadendo ad Empoli – attacca Irene Galletti, Capogruppo M5S in Consiglio Regionale – è l’ennesimo esempio di una politica autoreferenziale, che continua a imporre al territorio e ai suoi abitanti impianti, strutture, ma soprattutto scelte politiche ed economiche molto impattanti e senza un serio coinvolgimento della popolazione. Anzi, il tutto viene portato avanti con la supponenza di chi crede di essere sempre dalla parte giusta, limitandosi a interagire quel tanto che basta con la popolazione solo per mera formalità. Che questo accada nella Regione che ha una delle migliori leggi sulla partecipazione – evidenzia la Cinquestelle – è semplicemente vergognoso. Verificheremo con un’interrogazione urgente che siano pienamente rispettate tutte le norme che garantiscono la sicurezza e la salute delle persone e che il processo partecipativo sia portato avanti nelle forme opportune e con il massimo coinvolgimento degli empolesi.
Così Irene Galletti, Capogruppo M5S in Consiglio Regionale della Toscana.
In merito al gassificatore di Empoli interviene anche il deputato toscano del Movimento 5 Stelle, Andrea Quartini, che sulla vicenda ha presentato un’interpellanza urgente all’attenzione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
“La gassificazione è un processo assimilabile all’incenerimento – afferma Andrea Quartini, deputato del M5S -, si parla di un impianto che costerà 400 milioni, occuperà 20 ettari di terreno agricolo per un’opera che in realtà non ha niente di circolare, perché la stessa produzione di combustibile è specificamente esclusa dalla definizione e dal concetto stesso di riciclo. Pertanto la definizione di distretto circolare è, a nostro avviso, ingannevole e inadeguata. Oltretutto – incalza Quartini – l’ipotesi che si tratti in realtà di una forma di incenerimento è supportata dal fatto che nel processo si avrà anche la produzione di sostanze solitamente correlate a tale processo, come ad esempio: granulato inerte vetrificato, fanghi classificabili come rifiuti pericolosi, l’emissione di sostanze acidificanti. Le rassicurazioni generiche e l’assenza di un percorso trasparente e partecipativo, nonché la mancanza di fatto di una Valutazione di impatto ambientale, ci convincono che non esistano i requisiti minimi per poter prendere in considerazione la realizzazione dell’opera.”