
La giustizia è la sorella inquieta della verità. Trentaquattro anni dopo, restano ancora domande senza risposta, ferite mai guarite, un dolore collettivo che parla di un fallimento più profondo: quello della nostra coscienza civile.
Il Moby Prince non è solo una tragedia del mare. È una ferita aperta nel rapporto tra cittadini e istituzioni.
Senza verità non si può sapere cosa è accaduto davvero. Senza giustizia non si può guarire.
Verità e giustizia non sono parole astratte: sono doveri morali. Solo attraverso di esse possiamo restituire senso alla memoria, dignità alle vittime, fiducia ai vivi.
Non è troppo tardi. La verità può ancora essere detta. E la giustizia, finalmente, compiuta.