La giunta regionale ha risposto alla nostra interrogazione sulla moria di pesci nel canale Fossa Chiara, prossimo all’area della raffineria ENI di Stagno. La segnalazione era partita dai cittadini residenti a pochi giorni dall’alluvione del 9-10 settembre scorso. Potete vedere qui il video pubblicato a riguardo da Senza Soste.
Ebbene l’assessora Fratoni certifica che nel Fossa Chiara non c’erano idrocarburi, né antiparassitari, né composti fenolitici. In più ci spiega che “i parametri chimico-fisici routinari non evidenziano anomalie” tranne per l’ossigeno disciolto “estremamente basso”.
Quindi le centinaia di pesci morti sarebbero morti per “anossia” causata da non si sa cosa ma sicuramente non dalla fuoriuscita di idrocarburi dalla raffineria ENI.
Che strano, foto e video pubblicati dai cittadini su quanto accaduto avevano evidenziato quelle grandi macchie di greggio spandersi nel Fossa Chiara.
Per onestà intellettuale ci permettiamo di dubitare di quanto scritto dall’assessora.
Purtroppo questa storia ci ricorda quanto accaduto coi pesci morti davanti alla Solvay.
In quel caso i pesci sono stati lasciati marcire, annullando così tutto il loro valore probatorio in ambito giudiziario, qui hanno fatto prima: li hanno lasciati direttamente sul posto limitandosi ad analizzare l’acqua del Fossa Chiara cinque giorni dopo l’accaduto.
Ci permettiamo di rilevare che in entrambi i casi la Regione, per il tramite di ARPAT e del Servizio Veterinario ASL, non ci ha fatto una bella figura e ha contribuito così ad alimentare la sfiducia dei cittadini.
Le istituzioni dovrebbero accertare la verità sull’inquinamento ambientale anche quanto è riferibile a grandi industrie. E, in forza di questi accertamenti, dovrebbe saper tutelare la collettività, se non altro per scongiurare il riproporsi di fatti analoghi nel futuro.