“La Regione è in grave ritardo, e la gestione del territorio è in piena anarchia da anni come denunciato dal mondo dell’associazionismo ambientale e dagli agricoltori ed allevatori”
“Dopo 5 anni di richieste da parte del MoVimento 5 Stelle alla Giunta di dotare la Regione Toscana di un Piano Faunistico Venatorio (scaduto nel 2015), finalmente, con grave ritardi e per di più a fine legislatura, la Regione ha varato il percorso per approdare al piano, così come annunciato dall’Informativa. Di fatto, sta scaricando le responsabilità e le azioni da intraprendere al governo che verrà, dopo 5 anni di provvedimenti tampone e piani stralcio del tutto inefficaci alla programmazione che sarebbe stata necessaria.
Persino la legge obiettivo, su cui erano poste le speranze soprattutto degli agricoltori per abbassare il numero degli ungulati, è stata di fatto basata su piani provinciali e piani stralcio: e come avevamo previsto è fallita, ma non solo per queste ragioni.
Va ricordato infatti che il piano è l’unico strumento con il quale vengono stabiliti gli indirizzi e gli obbiettivi delle politiche regionali in materia di gestione del territorio agricolo-forestale e fauna selvatica, e infatti dovrebbe avere come obiettivi principali la tutela dell’ambiente e del territorio: invece sembra che si mantenga sulla stessa linea improntata a tutelare le ragioni della caccia e dei suoi sostenitori, senza un adeguato bilanciamento con gli altri interessi che vi si contrappongono.
Noi vogliamo che la Toscana si doti di un piano che guardi maggiormente alla tutela dell’ambiente e alla fauna selvatica che è maggiormente minacciata, comprese le specie migratorie. Si parla tanto di turismo ambientale ma ci si dimentica che l’attività venatoria spesso pone dei pericoli alla sicurezza dei turisti e talvolta anche degli abitanti. Per questo secondo noi dovrebbe essere aumentata la distanza tra la fascia di sicurezza tra le abitazioni e le aree dove è possibile esercitare la caccia. Dobbiamo sostenere maggiormente gli agricoltori e gli allevatori con una tutela efficace, pianificata e strutturata secondo le singolarità dei territori e le attività economiche presenti. Abbiamo presentato alcuni ordini del giorno, che sono solo alcuni delle nostre proposte: un’attenzione al piombo utilizzato nelle munizioni, il contenimento dell’uso dei richiami vivi per andare verso un’abolizione a livello nazionale ed europeo, un maggiore ascolto degli esperti e degli specialisti che hanno ben operato nelle altre regioni per la prevenzione dei danni da predazione, la necessità di prevedere l’ampliamento delle aree cuscinetto con divieto assoluto di caccia nelle aree adiacenti a quelle colpite da incendi, con l’impegno ad adempiere in tempi rapidi all’obbligo di tabellazione e maggiori controlli contro le pratiche illecite come quelle del foraggiamento.
Ribadiamo poi la necessità di dare maggiore voce e supporto all’associazionismo ambientale che si spende quotidianamente per il soccorso ed il recupero della fauna selvatica e la vigilanza ambientale, che sono stati penalizzati in questi anni dalla scarsa attenzione e finanziamenti che gli assessorati all’ambiente e all’agricoltura hanno dedicato loro. Non vogliamo più sentirci raccontare la storiella del cacciatore come sentinella dell’ambiente: l’attività venatoria deve essere disciplinata correttamente senza favori e sconti per nessuno e le istituzioni si devono prendere la responsabilità di fare scelte che tutelino l’intero territorio e l’intera popolazione, non soltanto alcune categorie. Questa è l’unica vera gestione faunistico-ventaoria che consideriamo ammissibile.”