“Ci siamo ritrovati bloccati nelle nostre case, isolati, senza preavviso, lasciandoci alle spalle il mondo che conoscevamo. Quando usciremo, sarà come dopo una guerra combattuta con armi invisibili che ignoriamo. La peggiore delle guerre, perché oltre alle macerie di un sistema economico da ricostruire, oltre a chi ha perso i propri cari, il lavoro, il terreno che ci troveremo a calpestare sarà insidioso come un prato disseminato di mine.
Ci sembrerà di conoscerlo palmo per palmo, ma non si potrà correre, perché ogni persona che incontreremo, anche se la conosciamo da anni, potrebbe essere un portatore di mine pericolose. Materiale per studi psicologici e psichiatrici ce ne sarà per anni. Ma in questo esperimento, di fronte ad un nemico invisibile che renderà più fragile chi già lo è, tutti noi saremo posseduti da ossessioni, sensi di colpa, paure, aggressività reciproche. A questo bisogna pensare adesso, prima che le persone si trovino fuori con nuove abitudini forzate ed i sanitari costretti a vivere nell’allerta di nuove ondate.
Occorre quindi impegnare le strutture e i professionisti del sistema sanitario che si occupano di dipendenze e di salute mentale per prepararsi a una nuova ondata di persone con le loro fragilità, le loro paure. Ed è questo che chiedo con un’interrogazione alla giunta regionale: cosa è stato predisposto, a che punto siamo con i necessari sostegni psicologici ad operatori e cittadini?”