Renzi ieri ha derubricato il Monte dei Paschi di Siena, la terza banca d’Italia oggetto del più grande scandalo finanziario d’Europa, a ‘banchetta’. Altro che fake news qui abbiamo un fake man che per opportunismo cerca di far dimenticare la più clamorosa storia di dilapidazione targata PD, come accertato dall’unica Commissione d’inchiesta istituzionale su quanto accaduto, quella del Consiglio regionale toscano chiesta e guidata dal Movimento 5 Stelle.
È una banchetta quella che dilapida 50 miliardi di valore, un tempo pubblico, lasciando sul lastrico centinaia di migliaia di risparmiatori e mandando a casa migliaia di lavoratori, anche col trucchetto dell’esternalizzazione? Davanti ad affermazioni del genere Siena e la Toscana dovrebbero insorgere: c’è ancora qualcuno nella città di Piazza del Campo che ha il coraggio di definirsi renziano, dopo ieri?
MPS è stato bancomat del PD, guidato da figure non all’altezza scelte dal partito per permettere ad imprenditori amici di drogare il sistema italiano. Figure talmente sicure di quest’amicizia da non restituire il dovuto, sapendo persino di poter contare sulle tasche del contribuente italiano a copertura delle loro sciagurate operazioni. Serviva una nazionalizzazione seria, per aprire i cassetti e invertire la rotta ma gli stessi circuiti che hanno affossato la più antica banca del mondo continuano a fare di tutto per evitare quest’operazione trasparenza.
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