Secondo la legge regionale 57/2013 centri scommesse e spazi per il gioco devono distare almeno 500 metri da istituti scolastici, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi o strutture socio-sanitarie.

Applicando questo criterio in nessun centro cittadino toscano dovremmo vedere sale slot autorizzate da novembre 2013. Eppure la realtà sembra ben diversa.

Per avere un dato oggettivo, sperando sia rincuorante, abbiamo chiesto alla giunta di rispondere ad una domanda semplice: quanti soldi sono entrati nelle casse regionali grazie alle sanzioni applicate a chi non rispetta questa normativa?

L’art 14 della legge regionale di prevenzione della ludopatia – una delle migliori a livello nazionale – impone infatti a chi non rispetta le distanze il pagamento di una somma che va da 1000 a 5000 euro. Il 30% finiscono alla Regione e il 70% al Comune di ubicazione dell’esercizio sanzionato.

Siamo speranzosi: visto che le sale slot continuano a pullulare, sicuramente la Regione avrà incamerato molti fondi oppure, in loro assenza, avrà tirato le orecchie alle amministrazioni comunali che non hanno ancora monitorato a dovere la questione chiedendo quanto prima i contributi dovuti alle casse regionali. Contributi poi da spendersi proprio in operazioni di contrasto della ludopatia.

Sappiamo che il PD ha una doppia anima sul tema. Da una parte quella legata al contrasto dell’azzardo e dall’altra quella di chi ci fa i denari, nonostante la propria posizione istituzionale. Ad esempio il deputato Edoardo Fanucci, che ci risulta ancora socio unico di una società – la Sa Costeddu srl – che detiene il 22% de La Giostra srl, impresa che gestisce scommesse. Tutto lecito ovviamente, anche se sull’opportunità ci permettiamo di pensarla diversamente.

GABRIELE BIANCHI

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