“I farmaci per cui è scaduto il brevetto originario (ad esempio un farmaco per la cura della prostata) possono essere ribrevettati per un “nuovo” e secondo utilizzo dalla stessa azienda produttrice (ad esempio per la cura della calvizie), con un nuovo nome commerciale. A quel punto, per curare la prostata si può prescrivere il farmaco generico, che nel frattempo è stato prodotto da altre aziende. Per curare la calvizie, invece, è obbligatorio prescrivere e distribuire solo il nuovo farmaco.
In molti casi le aziende sanitarie, quando fanno le gare, non specificano a cosa servirà il farmaco (prostata o calvizie), ma solo il principio attivo che serve loro. E’ evidente che le gare vengono vinte dalle aziende di generici, che peraltro hanno chiaramente scritto nel bugiardino le indicazioni terapeutiche del loro farmaco, fra le quali ovviamente non è inclusa la calvizie. Il risultato è che poi, presso le farmacie ospedaliere, per la cura anche della calvizie viene distribuito il farmaco generico. E l’azienda produttrice può fare causa.
Questo sistema, alquanto complicato ma particolarmente lucroso per le aziende, deve finire. Con una mia interrogazione in Regione chiedo che la Regione eviti gli acquisti ‘al buio’ e distribuisca farmaci generici al posto del brandizzato. Al contempo chiedo che ci si attivi per una revisione di questo sistema di ‘secondo brevetto’ che porta a eccessivi guadagno per le aziende produttrici, in netto contrasto con le finalità sociali del servizio sanitario.”