Abbiamo depositato la nostra proposta di legge sulle nomine rivista alla luce dei rilievi espressi dagli uffici legislativi del Consiglio Regionale.
Siamo l’unica testa di ponte della società civile nelle istituzioni e lo dimostriamo coi fatti. Da quando sediamo in Consiglio Regionale siamo l’unica forza politica che non ha preso parte alla fiera delle raccomandazioni di partito per le centinaia di poltrone stabilite qui dentro tra autorità, agenzie, società e fondazioni partecipate. Un metodo che abbiamo da sempre criticato perché antepone l’interesse di partito a quello dei cittadini e sul quale interveniamo con una proposta di legge sul punto molto chiara: divieto assoluto per i consiglieri regionali di raccomandare candidati a nomina.
Come funziona oggi? Prendiamo Fidi Toscana spa: al Consiglio regionale spetta la nomina dei cinque membri del CdA. Il Partito Democraticose n’è presi quattro, presentando e votando i suoi raccomandati e si è accordato per far passare il quinto ‘sponsorizzato’ dalla Lega Nord. Un sistema a norma di una legge che vogliamo cambiare, che riguarda anche la sanità e coinvolge tutti i gruppi politici. Nel Comitato di Indirizzo e Controllo dell’Agenzia Regionale di Sanità, ad esempio, oltre al PD abbiamo i raccomandati di Forza Italia, Lega Nord e Sì Toscana a Sinistra.
Ennesima dimostrazione del fatto che solo noi rappresentiamo l’unico punto di riferimento politico per la società civile che vuole chiudere con la partitocrazia.
Da quando poi abbiamo alzato un polverone su questo metodo, i partiti al posto di rinunciarvi usano la formula mista: raccomandano la maggior parte e si tengono una quota di autocandidature da loro pilotate. Nel Comitato di Indirizzo e Controllo dell’ARS ad esempio sono entrati così l’ex capogruppo PD in Provincia di Grosseto, un consigliere comunale fiorentino e una non eletta a Prato sempre dello stesso partito.
Vietata la raccomandazione tenteremo di arginare anche questa furbata con un intervento normativo successivo, per ridurre la discrezionalità del Consiglio regionale – e quindi di qualsiasi maggioranza politica – nel nominare questa o quella figura finita nella graduatoria frutto dell’analisi tecnica delle autocandidature arrivate dai cittadini in possesso dei requisiti richiesti.
Oggi abbiamo letto sulla stampa l’accorato appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una nuova forza politica in grado di rispondere alle necessità della parte più fragile del paese, i giovani e meno giovani “scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà, della mancanza di futuro e prospettive”. Ci spiace leggere che Falcone e Montanari ci mettano nel calderone di chi “non mostra alcun interesse per l’uguaglianza e la giustizia sociale”. Per noi uguaglianza nei fatti è consentire ad esempio ai liberi cittadini con titoli ed esperienza di sedere nei CDA delle partecipate pubbliche, senza dover chiedere una raccomandazione di partito. E questo metodo ci sembrerebbe una prova importante anche di giustizia sociale. La stessa cui puntiamo con la nostra proposta di reddito di cittadinanza, nazionale e regionale, la lotta per eliminare i fattori di rischio sanitario – ad esempio l’inquinamento – o le battaglie per una sanità pubblica universale ed efficiente.
Forse è qualcun altro che “non mostra alcun interesse” verso questi atti, pubblici, che almeno per noi valgono sempre più di mille parole.